Telyt R 250mm f/4

PP.Ghisetti



Nel 1970, in piena era Leicaflex, viene presentata la prima versione di questo obiettivo: cod 11920, in finitura solo nera, filtri serie VIII, paraluce telescopico, e un peso di 1410g. Possiede la vite di attacco per il treppiede. Il 250mm rappresenta all'epoca la focale più lunga accoppiabile con diaframma automatico, a partire dal nr 2.695.343 nel 1974 viene dotata di terza camma per essere compatibile con l'automatismo della R3. Diaframma a 8 lamelle.


La lunghezza fisica dell'obiettivo è di 15cm.

Lo schema ottico, disegnato a Midland, è composto da  6 lenti in 5 gruppi: la resa ottica presenta a TA un contrasto abbastanza basso, ma basta chiudere il diaframma di uno stop per una resa più brillante ed incisiva, Vignetattura evidente a TA e presenza di una aberrazione cromatica, che si manifesta appunto nei teleobiettivi non corretti apocromaticamente. Resa abbastanza bassa alle medie e brevi distanze. Molto limitante la minima distanza di messa a fuoco a 4,5 metri, portata nel 1976 a 4 metri. Come spesso accade con le ottiche per Leica, al di là dell'ingombro e del peso, indubbiamente importanti, ma che confermano una qualità costruttiva eccellente, la resa sul campo, ovvero con soggetti tridimensionali, è superiore alle aspettative e sopratutto molto naturale.
In totale circa 9.000 pezzi prodotti.


Nel 1980 appare la seconda versione completamente ridisegnata nel barilotto e nello schema ottico.
Questa versione porta il cod 11925, paraluce sempre telescopico, una minima distanza a solo 1,7 metri e un peso ridotto a 1,280g.
Passo filtri E67, 3500 pezzi prodotti sino al 1982.
Produzione complessiva delle due versioni dl 1970 sino al 1982 in 12.500 esemplari, con ultimo numero 3187700.
La montatura appare più snella ed allungata (20cm), con ghiera di messa a fuoco ora gommata, mentre è presente una staffa stabilizzatrice per l'innesto sul cavalletto, ruotabile per riprese sia orizzontali che verticali.
Lo schema ottico passa a 7 lenti in 6 gruppi, anche se la resa a TA appare sempre abbastanza soft, con contrasto medio-basso, col solito decisivo incremento di prestazioni a f/5,6, ed ancora meglio a f/8.

Appare evidente che siamo al limite delle possibilità con l'utilizzo di vetri ottici normali e che per andare oltre nelle prestazioni, in questo tipo di teleobiettivi, occorre l'utilizzo intenso e decisivo di vetri speciali. Evidente negli MTF relativi la presenza costante dell'aberrazione cromatica non corretta.

Comunque la resa, specie nella seconda versione, presenta sempre una buona incisione con colori freddi, spaziati e naturali: occorre assolutamente utilizzare almeno il tempo di 1/250 di sec a mano libera ed eventualmente col duplicatore, su cavalletto, chiudere il diaframma tra f/8 e f/11.



   








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qui
su NADIR una prova sul campo del 250/4mm nell'isola di Trinidad