Marco Cavina

LEITZ  MACRO-ELMARIT-R  60mm f/2,8:

LA  POESIA  AL  POTERE

28/01/2010

Nonostante producesse inizialmente soltanto apparecchi fotografici a telemetro, la Societa' Leitz e' stata una delle prime a mettere a disposizione dei clienti una vasta gamma di accessori destinati alla ripresa ravvicinata, o macrofotografia, aggirando i limiti intrinseci del sistema grazie all'adozione di box aggiuntivi per visione reflex, soffietti di prolunga, anelli intermedi con prismi di correzione del parallasse, lenti addizionali, supporti distanziatori, eccetera; la gloriosa ed inveterata tradizione Leitz nella produzione di microscopi fece evolvere naturalmente il corredo in tal senso e gli utenti, nel tempo, hanno potuto contare
su sistemi molto diversificati e mirati, dalle teste ottiche da 90 e 135mm per riprese oftalmologiche (fundus) ai famosi Photar e Repro-Photar destinati a rapporti di riproduzione molto elevati, alle soglie della microfotografia, fino al famoso Elmar 65mm f/3,5 per Visoflex, prodotto a partire dal 1960 in due versioni, uno dei primi obiettivi vocati alla macrofotografia "generica" realizzati per un corredo 35mm.

Con la presentazione del primo corpo macchina reflex, la Leicaflex del 1964, tutti i problemi legati all'esatta messa a fuoco ed al corretto parallasse vennero automaticamente risolti, rendendo auspicabile la realizzazione di un obiettivo specifico per coniugate brevi destinato a questo sistema, sull'onda del successo arriso al celebre Micro-Nikkor 55mm f/3,5 per Nikon, un'ottica fin da subito quasi leggendaria e la cui immagine fungeva da traino alle vendite per tutto il suo corredo.

Alla Leitz di Wetzlar affrontarono l'argomento in tempi abbastanza brevi, partendo proprio dalle caratteristiche di base del modello di riferimento per eccellenza, il Micro-Nikkor f/3,5, ed individuando gli eventuali limiti pratici da superare; il responsabile del calcolo di un obiettivo cosi' insolito ed importante fu un progettista poco conosciuto e che tuttavia seppe dare una impronta propria al corredo Leica R degli anni d'oro, dal momento che firmo' sia il macro del quale stiamo disquisendo che il celebre Summilux-R 50mm f/1,4 primo tipo!

Il matematico della quale stiamo parlando e' Heinz Marquardt, curiosamente omonimo di un celebre asso dell'aviazione in forza alla Luftwaffen nei tempi di guerra; Marquardt, monitorando le caratteristiche del Micro-Nikkor, valuto' che i due "talloni d'achille" di quest'obiettivo fossero la luminosita' massima non eccezionale ed uno sfuocato (bo-keh) decisamente molto sgradevole, al punto che, sul finire degli anni '60, questa prerogativa venne associata nell'immaginario collettivo all'intera produzione Nikkor, obbligando la Casa ad intervenire ponendo molta attenzione a questo parametro nella ri-progettazione dei suoi obiettivi (come avvenne, ad esempio col Nikkor 105mm f/2,5); i punti fermi di Marquardt, pur partendo dalla base concettuale del Micro-Nikkor 55mm f/3,5
e del suo schema Xenotar asimmetrico, prevedevano un'apertura massima di f/2,8 ed una riproduzione dello sfuocato molto piu' gradevole e progressivo, pur garantendo una nitidezza di altissimo livello sul piano di focalizzazione.

Per concretizzare questi obiettivi il progettista aggiunse una sesta lente singola, nel membro posteriore, allo schema del Micro-Nikkor, ispirandosi ad un progetto Zeiss di meta' anni '50 (firmato dai celebri Berger e Lange, padri di tutti i Planar moderni), un Planar 50mm f/2 caratterizzato, appunto, da tre lenti singole poste
dietro il diaframma.


foto 01 - Lo schema ottico del Micro-Nikkor 55mm f/3,5 del 1961 (un tipo Xenotar asimmetrico) accanto a quello del  macro per Leica R progettato da Marquardt; la differenza sostanziale consiste nell'applicazione di una sesta lente singola all'emi-Gauss posteriore, aggiungendo due superfici rifrangenti utili per correggere ulteriormente le variabili di calcolo.

 

foto 02 - Lo schema Zeiss calcolato nel 1955 da Johannes Berger e Guenther Lange prevede anch'esso tre lenti spaziate ad aria nella parte posteriore,e questo progetto originale e' regolarmente citato da Marquardt nella richiesta di brevetto per il suo macro Leitz.

 

foto 03 - Questo schema proviene dal progetto originale di Heinz Marquardt e definisce la configurazione definitiva del nuovo obiettivo, che verra' battezzato Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8.

 

E' interessante puntualizzare che il Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 venne calcolato nel 1967 ma entro' in effettiva produzione solamente nel 1972 (all'incirca dal blocco di matricole 2.468.000), e questo lustro di attesa non si puo' certo giustificare col progetto della meccanica, peraltro piuttosto semplice: probabilmente in Leitz, forti del successo che continuava ad arridere alle Leica M, continuavano ancora a sottovalutare il potenziale del sistema reflex, e solamente quando le quote di vendita del materiale a telemetro denunciarono una flessione fu deciso di dare un adeguato impulso al parco ottiche R; la focale 60mm venne opportunamente scelta per evitare qualsiasi compromesso progettuale legato al minimo spazio retrofocale ammesso, una scelta poi condivisa anche dal rivale Zeiss per l'equipollente S-Planar Contax/Yashica.

La tassonomia del prodotto prevede QUATTRO varianti, due delle quali caratterizzate da vistose revisioni del barilotto ed altre due limitate a piccole modifiche al sistema di camme o al bus di informazioni col corpo macchina; specificamente:

1^ VARIANTE

modello originale prodotto dal 1972 al 1980; riconoscibile per il barilotto con cannotto anteriore dotato di pivot metallici ad ore 12 e ad ore 6 per il fissaggio del tappo e dai dati identificativi riportati sul frontale dell'obiettivo, sulla ghiera circolare che si collega allo strombo conico che funge anche da paraluce; l'obiettivo accetta filtri Serie VIII ed e' identificato dal codice 11205. Come optional a pagamento veniva fornito un tubo di prolunga automatico da 30mm (codice 14198) che portava la messa a fuoco minima da 0,27m a 0,24m ed il rapporto di riproduzione da 1:2 ad 1:1; questo tubo di prolunga era sofisticato e disponeva di un caratteristico strombo anteriore a campana che, dopo il montaggio, occultava alla vista la ghiera dei diaframmi dell'obiettivo; il tubo stesso disponeva di una ghiera propria, posta come di consueto accanto alla baionetta di attacco al corpo macchina, che entrava in servizio al posto di quella originale. Questa versione pesa 375g, valore che sale a 540g con l'aggiunta del tubo 14198. Interfaccia a due e tre camme.

2^  VARIANTE

modello prodotto dal 1980 al 1986 e caratterizzato da un barilotto meccanico aggiornato: i dati identificativi sono riportati sul fianco, nella ghiera di messa a fuoco, scompaiono i pivot metallici per fissare il tappo e l'obiettivo accetta filtri standard E55 (con l'anello portafiltri/adattatore 14255 e' possibile applicare anche gli ormai obsoleti filtri Serie VII); questo modello e' identificato dal codice 11212 ed utilizza un nuovo tubo di prolunga da 30mm (codice 14256) che non prevede piu' lo strombo a campana per occultare la ghiera diaframmi dell'obiettivo; il precedente modello (codice 14198) non e' piu' compatibile, e a tale proposito la Leitz ha dotato il Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 seconda variante di uno sbalzo metallico sull'esterno della baionetta posteriore che impedisce fisicamente l'accoppiamento dell'obiettivo tipo 11212 con l'anello tipo 14198: attenzione quindi a non acquistare d'occasione un tubo di vecchia generazione per un obiettivo di questa serie! I rapporti di riproduzione e le distanze di lavoro, cosi' come il nocciolo ottico, restano invariati mentre il peso dell'obiettivo passa a 390g (520g con il tubo di prolunga). Interfaccia a tre camme.

3^  VARIANTE

a partire dal 1986; tutto come sopra, tranne: e' presente solo la camma Leica R ed il codice di identificazione diviene 11253.

4^  VARIANTE

tutto come sopra, tranne: sono presenti i contatti ROM per il dialogo con i corpi macchina a partire dal modello R8; il codice di identificazione e' 11347



foto 04 - Un Leitz Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 seconda variante, appartenente ai primi lotti di produzione e costruito nel 1980; si nota  l'assenza dei pivot
per fissare il tappo, l'attacco filtri convenzionale e l'inserimento dei dati identificativi sulla ghiera delegata alla messa a fuoco; l'obiettivo prevede un elicoide singolo che estrae il lungo cannotto e consente di raggiungere una distanza di messa a fuoco minima di 0,24m, corrispondente al rapporto di riproduzione di 1:2; lo schema ottico non e' flottante e l'ottimale spianamento di
campo e' ottimizzato al rapporto di 1:10 (immagine centrale), corrispondente alla
riproduzione a pieno formato di un originale da 240 x 360mm. L'obiettivo presenta gia' il promemoria della lunghezza focale (in colore giallo) accanto ai riferimenti per la profondita' di campo, mentre il punto verde sul lato della ghiera delle aperture serve al corretto accoppiamento funzionale col tubo di prolunga
14256; Sulla ghiera del diaframma e' riportata una doppia scala delle distanze
in metri (bianca) e piedi (gialla) nonche' una doppia serie di riferimenti per la scala di riproduzione: una, in colore bianco, copre i valori da 1:10 ad 1:2 e va intesa
per l'impiego dell'obiettivo senza tubo di prolunga; la seconda, in colore verde,
indica i rapporti di riproduzione ottenibili utilizzando l'obiettivo con il tubo di prolunga 14256 da 30mm, e spazia da 1:2 ad 1:1.



foto 05 - La vista posteriore del barilotto rivela la fatidica denominazione "Made in Germany" e le due viti che fissano il sottile cannotto con i riferimenti per la profondita' di campo ed il punto di fede in plastica rossa; osservando dentro l'obiettivo con messa a fuoco impostata sul valore minimo (immagine a destra), si nota come lo schema ottico sia "rigido" e che l'intero gruppo di lenti, completamente arretrato su infinito (immagine centrale) avanza di 30mm focheggiando alle coniugate minime ammesse, scorrendo su due guide metalliche rettilinee di colore nero (una delle quali e' visibile ad ore 7), mentre resta scoperta una porzione filettata del lungo elicoide, potenziale causa di riflessi interni. Nell'immagine a sinistra, sotto la ghiera del diaframma in corrispondenza della
dicitura "Germany", e' visibile lo sbalzo metallico che impedisce il montaggio del tubo di prolunga dedicato al Macro-Elmarit-R prima versione.




foto 06 - Quest'immagine ufficiale illustra un esemplare appartenente alla terza versione, dotato solamente di camma per Leica R (codice 11253); sul cannotto di questi modelli la denominazione Leitz Wetzlar lascia il posto a Leica. Nella sezione parziale si puo' notare il
grande arretramento del nocciolo ottico (per cui lo strombo anteriore svolge efficacemente
anche la funzione di paraluce), e la filettatura della ghiera di messa a fuoco, estesa per quasi tutta la lunghezza dell'obiettivo ed in grado di garantire i 30mm di corsa necessari per passare da infinito ad 1:2.

(immagine Leica Camera AG)

Per il rispetto dovuto all'obiettivita' devo dire che la finitura superficiale delle prime serie, col senno di poi, non appare durevole com'era lecito aspettarsi dal blasone e dal prezzo di vendita:
le parti brunite in nero, specie quelle relative alle zigrinature presenti sulle ghiere e sulla presa di forza per il montaggio, si abradono con grande facilita' (persino per il semplice attrito con il Cordura dell'interno di alcune borse fotografiche), mettendo a nudo l'alluminio sottostante, mentre lo smalto bianco che evidenzia le incisioni non ha l'omogeneita' e la brillantezza superficiale di quello impiegato per certi concorrenti giapponesi e a sua volta puo' sfaldarsi e distaccarsi, lasciando la sgorbiatura priva di materiale; forse, semplicemente, alla Casa mancavano le partnership giuste nel settore, e la situazione era complicata anche dal design caratteristico delle ottiche R, all'epoca prive di parti gommate e ridondanti di zigrinature sul metallo che si abradono molto piu' facilmente di una superficie liscia. Per concludere, la complessione meccanica globale e' eccellente ma credo che la scelta e le procedura di finitura superficiale non siano state definite nel modo piu' felice.

 


foto 07 - Questo schema completamente inedito riporta tutti i parametri ottici relativi al Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8: indice di rifrazione e dispersione dei vetri ottici utilizzati nelle singole lenti, raggio di curvatura delle superfici rifrangenti, spessore degli elementi sull'asse e relative spaziature (il tutto riferito ad una focale convenzionale unitaria): in linea teorica, partendo da questi dati, sarebbe possibile costruire il gruppo ottico da zero. Marquardt non ha avuto necessita' di vetri particolarmente ricercati o estremi per realizzare la sua creatura, e gli unici degni di un riferimento sono i due Flint al Lantanio adottati nelle prime due lenti dello schema. Nella storia recente dell'ottica quest'obiettivo e' stato l'unico "normale" ad utilizzare questa configurazione doppio-Gauss con tre elementi singoli posteriori, il che lo rende, se vogliamo, unico in quanto a carattere ed espressivita' sui vari piani dell'immagine.

Heinz Marquardt ha progettato un macro molto corretto sotto il profilo delle aberrazioni, e grazie all'apertura iniziale non estrema (quantomeno in senso assoluto) ha ottenuto un obiettivo molto performante sull'asse fin dalla massima apertura del diaframma, una caratteristica - a dire in vero - propria anche di altri obiettivi macro realizzati all'epoca dai concorrenti piu' famosi (come, ad esempio, il Canon FD 50mm f/2,5 macro, il Nikon Micro-Nikkor 55mm f/3,5, l'Olympus OM Zuiko 50mm f/3,5, lo Zeiss S-Planar 60mm f/2,8, etc.) anche se il Leitz, quanto a risoluzione pura, teme pochi confronti; queste ottime referenze, passando ad aperture inferiori, restano pressoche' invariate sull'asse, mentre fino ad f/8 le zone periferiche migliorano leggermente fino a realizzare un'eccellente uniformita' di risoluzione e contrasto su tutto il campo, con prestazioni ai bordi oggettivamente superiori a quelle garantite dai normali Summicron e Summilux, piu' ottimizzati in asse.



foto 08 -  I diagrammi con il trasferimento di modulazione del contrasto (MTF) a 5, 10, 20 e 40 cicli/mm confermano che il Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 possiede un trasferimento di contrasto sull'asse a piena apertura veramente eccellente, pari a quello sfoderato dai migliori normali della concorrenza ad f/5,6; in questa configurazione la resa sul campo e' meno brillante, ma i valori rimangono molto buoni fino ai bordi (ricordiamo che il 30% MTF @ 40 cicli/mm, ovvero la coppia di curve piu' basse, rappresenta il limite per una percezione soggettiva di nitidezza decisamente soddisfacente); l'ottica migliora decisamente su tutto i campo ad f/5,6, e chiudendo ulteriormente ad f/8, mentre l'asse denuncia un lievissimo flesso per diffrazione, si concretizza una eccezionale uniformita' di rendimento su tutto il campo a tutte le frequenze spaziali, con valori molto elevati e ridottissima forcella fra la lettura sagittale (linea continua) e tangenziale (linea tratteggiata), ad indicare un controllo ottimale di astigmatismo ed aberrazione cromatica laterale; le prestazioni globali ad f/5,6 ed f/8 sono assolutamente eccellenti fino agli angoli del formato e complessivamente superiori a quelle dei gia' citati e blasonatissimi Summicron-R e Summilux-R.

(diagrammi: Leica Camera AG)

 


foto 09 - Anche la distorsione, come solitamente avviene con gli obiettivi macro dedicati anche alla riproduzione di originali, e' corretta in modo eccellente e limitata ad un trascurabile 0,25% a cuscinetto, mentre il grande sbalzo della montatura anteriore richiesto dal lungo elicoide di messa a fuoco introduce una certa vignettatura meccanica a piena apertura, rapidamente annullata da una modesta chiusura del diaframma, tanto che - ad f/5,6 - la luminanza periferica e' abbondantemente entro i limiti della legge di Lambert e decisamente ottima.

(diagrammi: Leica Camera AG)

 


foto 10 - Per ribadire le elevate prestazioni del Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 introduco anche i diagrammi relativi ad un test di risoluzione su mire piane eseguito dalla rivista italiana "Il Fotografo - Mondadori", la cui edizione e' stata purtroppo sospesa per scelte aziendali negli anni '80; questa prova valuta il potere risolvente in condizione di infinito e di ripresa ravvicinata con rapporto di riproduzione 1:3, e misura i valori sull'asse e lungo la semidiagonale ad 1/3 di campo, a 2/3 di campo e ai bordi estremi; trattandosi di misurazioni su mire piane, i valori verificati ad 1:3 sono penalizzati dalla curvatura di campo (non dimentichiamo che l'obiettivo e' ottimizzato ad 1:10, cioe' ad una distanza di circa 0,65m dal piano focale), mentre con soggetti tridimensionali il problema e' meno avvertibile; va anche puntualizzato che le prove sono state realizzate a distanza di tempo, su due esemplari differenti, e le discrepanze possono essere dovute, oltre che ad una diversa giacitura dei piani legata alla coniugata-oggetto sostanzialmente differente, anche a minime fluttuazioni di resa fra gli obiettivi impiegati; infine, la piu' alta risoluzione misurata, circa 85 linee/mm, corrisponde effettivamente al valore piu' elevato solitamente riscontrato nei test eseguiti a suo tempo da questa rivista, e va considerato una sorta di fondo-scala fisiologico.

Su infinito l'uniformita' sul campo e la costanza di resa si commentano da se, e l'obiettivo ha esibito prestazioni elevatissime a tutte le aperture comprese fra f/2,8 ed f/11, con particolare riferimento al potere risolvente ai bordi estremi; al rapporto 1:3 l'obiettivo risente della curvatura di campo su mire piane ma presenta valori parimenti eccellenti (non va infatti dimenticato che - a coniugate brevi - generalmente la risoluzione si riduce rispetto ad infinito); viceversa, oltre f/11 l'obiettivo e' "vittima" della sua stessa correzione e la diffrazione falcidia la risolvenza, facendola collassare brutalmente.

Queste noiose premesse servono ad illuminare la direzione scelta da Heinz Marquardt nel calcolo di quest'obiettivo: infatti, solitamente le ottiche macro vengono utilizzate per soggetti statici, operando su cavalletto a diaframmi medio-chiusi (alla ricerca della massima profondita' di campo), senza curarsi troppo della resa nello sfuocato; viceversa, in nostro progettista ha intuito una dimensione completamente nuova, poetica e ricca di sfumature, costituita dalla macrofotografia a mano libera, col diaframma spalancato ad f/2,8 per ottenere tempi di otturazione rapidi ed evitare il mosso, sfruttando la ridottissima profondita' di campo per pennellare letteralmente immagini oniriche e ricche di suggestione, giocate sul contrasto fra una sottile lama di materia a fuoco, perfettamente incisa, ed il resto dell'immagine trasformata in un quadro impressionista di sfumature astratte, indistinte e morbidamente raccordate da un bo-keh decisamente piu' gradevole di quello che caratterizza molti concorrenti illustri.

Quanta lungimiranza in quest'ardita scelta di campo: in quel lontano 1967 Heinz Marquardt
ha forgiato uno strumento per artisti, e non per tecnici, le cui particolari peculiarita' a piena apertura (ivi compresa una leggera vignettatura, che in certi contesti "incornicia il quadro") lo rendono piu' che mai attuale a distanza di tanti anni!

Per sottolineare la sua sospensione limbica ho montato il Macro-Elmarit-R personale su un moderno corpo macchina digitale full-frame (Canon EOS 5D mkII) ed ho eseguito qualche scatto a mano libera, utilizzando l'obiettivo alla massima apertura f/2,8 ed alla minima distanza di messa a fuoco (rapporto di riproduzione 1:2); pur nella banalita' dei soggetti, credo che le sue possibilita' nella direzione teste' descritta siano eloquenti.


 

 

 

 

 

foto 11 - 23 - Il Macro-Elmari-R 60mm f/2,8 rivela una personalita' fortemente connotata quando viene impiegato a diaframma tutto aperto, a distanze minime ed in condizioni di luce scarsa e diffusa, ed estrae dal cilindro una miriade di contrasti, sfumature cromatiche, chiaroscuri ed una particolare relazione fra fuoco e fuori-fuoco che rendono le sue immagini emozionanti; persino sfuocando volontariamente tutta l'immagine (vedi gli ultimi due esempi della serie) l'obiettivo riesce a catturare visualizzazioni intriganti.

E' questo il senso de "la poesia al potere" dell'assunto iniziale: il Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 di Heinz Marquardt puo' senz'altro svolgere le sue funzioni istituzionali in condizioni standard, come uno studente modello che esegue diligentemente i compiti, fornendo comunque risultati pienamente soddisfacenti, e puo' addirittura sostituire il normale nella fotografia generica, di viaggio, di montagna; tuttavia, la sua vera vocazione, il suo autentico atout sta proprio in questa duplice natura, nella possibilita' di trasfigurarsi e diventare il duttile pennello per immagini piu' visionarie, creative, diretta estensione del nostro sentire; forse non e' un caso se anche il suo blasonatissimo fratello Apo-Macro-Elmarit-R 100mm f/2,8, arrivato 15 anni dopo, e' ottimizzato sulle stesse corde...

(Marco Cavina)

(testi, foto ed attrezzature di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato; Macro-Elmarit, Apo-Macro-Elmarit, Elmar, Photar, Summicron, Summilux, Leitz, Leica, Visoflex, Zeiss, Nikon, Contax, Yashica, Canon, Olympus, Zuiko,  Planar, S-Planar,  Xenotar e Micro-Nikkor sono marchi registrati)

 

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