Leica R8: punto di arrivo nel design 

“alla tedesca” dei corpi macchina 
 
DI MARCO CAVINA :

Così  come la Leica R4 fece scalpore fra gli stands della Photokina 1980 per il suo design compatto, esenziale, rarefatto e molto più moderno rispetto ai modelli che l’avevano preceduta,  alla stessa stregua la Leica R8 del 1996 esibiva un’estetica così personale, sofisticata, muscolosa ed avveniristica che fece incanutire di schianto le reflex che andava a sostituire, aprendo un autentico abisso fra lei e la gloriosa schiera di reflex targate Leica che l’avevano preceduta. E’ interessante notare che questa new-wave, opera dei designer Alfred Hengst e Manfred Meinzer, non costituisce soltanto un felice connubio di design avanzato coniugato con un’ergonomia  molto ricercata ma raccoglie anche il testimone della tipica configurazione estetica propria dei classici corpi macchina-teutonici, portandola alle più estreme conseguenze;


No, cari amici, non sono impazzito… Infatti, se analizziamo gli stilemi che storicamente contraddistinguono i più classici e tipici corpi macchina made in Germany, vedremo che – invariabilmente –prevedono una calotta superiore con marcata simmetria bilaterale e lo sbalzo centrale per un eventuale pentaprisma molto contenuto, quasi incassato fra le robuste “spalle” dell’apparecchio,  un profilo inconfondibile reso celebre a livello internazionale da un nostro inossidabile uomo politico… 

 

Questo schema ripercorre le pietre miliari nel design tedesco che preconizzano l’estetica Leica R8: 
la Contax II, presentata dalla Zeiss Ikon nel Marzo 1936 e prodotta negli stabilimenti di Dresden, teorizzò la configurazione con calotta
superiore caratterizzata da una marcata  simmetria bilaterale grazie alle due ghiere godronate di dimensioni e foggia analoghe; trent’anni dopo, nel 1966, venne lanciata sul mercato un reflex quasi sconosciuta prodotta  dalla piccola azienda Regula-Werk King & Banser GmbH, con sede a Bad Liebenzell: questa reflex monobiettivo, denominata Regula Reflex 2000 CTL, esibisce una calottasuperiore molto simile a quella della Contax II,  mantenendo il principio della simmetria speculare grazie a due ghiere esteticamente quasi identiche, una delle quali incorpora la scala dei tempi di posa ed il pulsante di scatto (coassiale) e l’altra gli indici di sensibilità del film ed il manettino telescopico di riavvolgimento; lo sbalzo centrale per l’alloggiamento
del pentaprisma venne limitato al minimo teoricamente possibile, sfaccettando più volte la sua superficie lungo un asse di simmetria mediano che garantiva un aspetto estremamente  moderno e nel contempo anche minimalista. 

Il riferimento alla Regula Reflex 2000 CTL calza a meraviglia anche perché la sua breve e sfortunata storia è legata indissolubilmente al brand Leitz: pare che i tecnici della King si fossero ispirati con eccessivo entusiasmo agli schemi – brevettati! – di alcune componenti Leicaflex, scatenando una decisa offensiva legale che portò in breve tempo all’uscita di produzione della fotocamera e successivamente al fallimento dell’azienda stessa…

Nello stesso periodo, la Zeiss Ikon di Stuttgart stava aggiornando l’estetica delle sue reflex 35mm di punta, le mitiche Contarex, ed anche i modelli Professional, Super e Super Electronic vennero equipaggiati con una calotta superiore ridisegnata, abbandonando l’inquietante occhio onniveggente della Contarex I “Ciclope” in favore di un top anch’esso caratterizzato da una marcata simmetria bilaterale e da un pentaprisma contenuto che si raccorda anteriormente con la frangiatura della baionetta. 
Tutti questi fermenti e queste suggestioni verranno poi sublimati, dopo altri trent’anni, nel corpo della Leica R8, interpretandoli in chiave moderna con la geniale intuizione di raccordare
il pentaprisma, le due ghiere di servizio laterali e tutto il top dell’apparecchio in un’unica, sinuosa curva; un altro evidentissimo allelo ereditato dalle già citate reflex del 1966 è rappresentato dalle linee che, senza soluzione di continuità, raccordano il pentaprisma alla flangia anteriore che regge la baionetta; in questo caso i designer hanno prolungato tali curve fino al fondello, creando nuovi assi e piani di simmetria che si rincorrono in una svelta tensione muscolare. Ed il nostro Onorevole Andreotti, immagino, l’ammirerebbe in uno slancio di compiaciuta empatia 

Se volessimo definire l’estetica della Leica R8 cercando un paragone, potremmo assimilarlo al lavoro svolto da alcuni designer automobilisti incaricati di realizzare il remake moderno di celebri auto d’epoca (penso alla Volkswagen “new Beetle”, alla BMW “Mini” o alla nostra nuova “500”), modelli assolutamente azzeccati che hanno saputo riconoscere e raccogliere gli lementi chiave più significativi di questa eredità, trasfigurandoli in forme inequivocabilmente moderne ma tuttavia ancora perfettamente riconoscibili. 

 

Il design della Leica R8 venne presentato all’ufficio brevetti nel Febbraio 1996, e da questi schemi originali è evidente il grandissimo labor limae, CAD-aided, svolto da Hengst e Meinzer fino ai più insignificanti dettagli; personalmente trovo un po’ ridondante la proliferazione di levette e pulsanti attorno alla baionetta, ma l’integrazione della leva di carica e delle varie ghiere  e nottolini funzionali nel fluido volume del top è da autentico capolavoro del settore; decisamente curata anche l’ergonomia dell’impugnatura, facilitata dagli sbalzi anteriore e posteriore  predisposti sul lato destro. 

Naturalmente nulla nasce direttamente dalla fonte delle idee, ed anche questo pezzo di bravura si è ispirato, magari solamente in certi dettagli, a progetti preesistenti; in particolare: 

 
 

Il sofisticato sistema di contatti per la gestione TTL-flash presenti sulla slitta di servizio superiore sono stati concepiti facendo riferimento ad un brevetto Canon, firmato nel 1980 da Hiroshi Yamamoto; inoltre, nel brevetto di design Leica vengono citati ufficialmente altri due brevetti Canon, relativi all’estetica dei corpi macchina EOS-1 (modello originale) ed EOS-5, sia pure senza specificare quali siano i dettagli di riferimento. 


 

Questi bozzetti sono estratti dal brevetto di design registrato per Canon nel 1989 a nome di Yoshiaki Sugiyama, Tatuo Konno e Toshio Matsumoto, ed illustrano le forme della Canon EOS-1; è interessante notare che Sugiyama era stato un collaboratore di Luigi Colani ai tempi in cui relazionò con l’azienda nipponica per la realizzazione della Canon T-90. 


Un altro brevetto al quale l’estetica R8 è ufficialmente debitrice venne registrato sempre da Canon nel 1990; gli autori del design sono Noboru Tanaka, Hidehiko Fukahori, Shosuke Haraguchi e Kenji Ito, e stiamo parlando del corpo EOS-5; anche in questo caso non è stato specificato a quali dettagli i designer teutonici si sarebbero ispirati. 

Amo l’estetica della R8 e successive varianti: è forse massiccia e troppo anabolizzata ma anche teutonica al 100%, funzionale ed assolutamente originale: ancora oggi, a quasi tre lustri dalla presentazione, si scrolla di dosso la polvere del tempo con imperturbabile aplomb e sarebbe una base ancora valida per modelli che non esisteranno mai se non nei sogni più dolci degli appassionati Leica. 

E forse anche dell’Onorevole Andreotti? 

Marco Cavina