FILTRO  INFRAROSSO  LEITZ  13126 IR

IN PROVA  COMPARATIVA  SU  LEICA  M8


(06/09/2011)

I filtri destinati alla fotografia infrarosso sono caratterizzati da una colorazione rossa di tono molto scuro e nell'articolata gamma di accessori Leitz fecero la loro comparsa nel lontano 1931; questi filtri vennero prodotti in svariate montature, con attacchi per i vari obiettivi Leitz via via prodotti e restarono a catalogo fino agli anni '60; specificamente, la serie di filtri infrarossi Leitz può essere riassunta come segue:

1931: FDOOH (fissaggio a ghiera lente frontale)                          
1933: FEOOG/13050 36mm/A36                                                     
1933: FHOOD per Hektor 7,3cm                                                    
1935: PNOOR per Thambar 9cm e Telyt 20cm                              
       1935: FNUOO per 5cm Summar, 9cm Elmar, 2,8cm + 13,5cm Hektor
1938: XOOLR baionetta per 5cm Xenon                                        
1938: POOHY/13325 E48                                                                 
1939: THWOO/13326 E85 per Telyt 40cm                                     
1949: GFOOH per Summitar 5cm                                                    
1951: XOOWK/13200 baionetta Summarit 5cm / E41                    
1955: UTSOO/13265 E58 per Summarex 85mm + Hektor 125mm
1959: HOOET/13126 E39                                                                 
1959: YHROO/13196 E43                                                                 

Il filtro che prenderemo in esame in questa sede è un HOOET/13126 del 1959, caratterizzato dal classico attacco E39 e tuttora sfruttabile su un'ampia gamma di ottiche Leitz/Leica, datate o moderne; vediamo innanzitutto in cosa differisce un filtro per infrarosso dai classici filtri caldi "di contrasto", solitamente impiegati nella fotografia bianconero di paesaggio.

 


I filtri "caldi" si articolano partendo dalla gamma dei giallo chiaro e medio, passando all'arancio e quindi al rosso di densità sempre maggiore; nell'impiego convenzionale servono a separare le tonalità di grigio in porzioni del soggetto caratterizzate da colori marcatamente differenti ma che, in bianconero, sarebbero riprodotti con densità molto simile; in particolare, questi filtri scuriscono il cielo esaltando il candore delle nuvole (un effetto simile a quello operato dal polarizzatore nelle foto a colori) ed abbassano i toni di grigi derivati dalla gamma del verde/azzurro/blu, schiarendo viceversa le tonalità di porzioni dell'immagine originariamente di colore giallo/arancio/rosso: in questo modo un edificio di mattoni accanto ad alberi di conifere risulta adeguatamente differenziato; al contrario, la stessa ripresa senza alcun filtro comporterebbe una riproduzione del dei due soggetti con luminanza di grigio quasi identica.

Questi filtri selettivi, o taglia-banda, passando verso il rosso più scuro tagliano una porzione della luce visibile sempre più accentuata, lasciando passare solamente le frequenze più lunghe del rosso e, naturalmente, l'infrarosso; quando il taglio di banda sul visibile diviene quasi completo, la trasparenza di questi filtri si riduce molto e, osservando in trasparenza, è possibile scorgere solamente un bagliore rosso in prossimità delle sorgenti luminose più forti: in questo caso stiamo parlando di filtri infrarosso veri e propri che, nei casi più estremi, possono addirittura risultare completamente opachi alla vista.

 

 

In questa serie di filtri rossi ed infrarossi fotografati su un piano luminoso si può notare come il filtro Leitz Infrarot HOOET/13126 sia marcatamente meno trasparente dei filtri rosso e rosso scuro convenzionali, mantenendo tuttavia una modesta trasparenza anche nel rosso visibile, mentre l'ancor più specializzato Rollei Infrarot per Rolleiflex TLR (baionetta gruppo II) che si trova alla sua destra presenta una trasmissione nel campo del visibile quasi trascurabile ed appare praticamente opaco; addirittura sulle sue superfici è applicato uno speciale antiriflesso dal bagliore grigio/acciaio che contribuisce al taglio di banda ed è simile a quello che troviamo sugli speciali obiettivi industriali destinati alla sola fotografia nell'infrarosso.

 

 

Definire con esattezza il taglio di banda iniziale di un filtro è difficile ed arbitrario in quanto la percentuale di trasmissione, passando da lunghezze d'onda maggiori a quelle inferiori, decresce in modo graduale lungo un intervallo ridotto ma non trascurabile; L'occhio umano palesa un brusco calo di sensibilità spettrale superando i 650nm di lunghezza d'onda ma è perfettamente in grado di percepire il "colore" della luce fino a circa 700nm, corrispondenti al rosso molto scuro; per convenzione, le frequenze che superano questo valore vengono considerate infrarosso. Un filtro giallo medio (come il Nikon Y52) arriva ad una trasmissione di picco a partire da circa 550nm, un filtro arancio medio (ad esempio il Nikon OR56) a partire da circa 585nm ed un filtro rosso (Nikon R60) a partire da circa 640nm; viceversa, i "veri" filtri specialistici per l'infrarosso (denominati filtri "neri" perchè lasciano passare solo frequenze più lunghe di quelle visibili dall'occhio umano) raggiungono un picco di trasmissione ottimale partendo da valori superiori a 700nm: ad esempio, nella serie Kodak Wratten in tipo 89B va a regime intorno ai 725nm, passando per la gamma fino al tipo 87C da 880nm; esistono addirittura filtri fotografici Hoya ancora più selettivi, come i modelli RM90 ed RM100 con vistoso taglio di banda al di sotto dei 900mm e dei 1000nm rispettivamente.

E' mio specifico interesse verificare come il vetusto filtro IR Leitz HOOET/13126 del 1959 possa rientrare in uso sugli apparecchi digitali moderni mantenendo la sua selezione originale; nel caso specifico, la gamma di apparecchi Leica ci viene in aiuto, dal momento che il modello a telemetro M8 è equipaggiata con un sensore Kodak notoriamente molto sensibile agli infrarossi.

 

Il Filtro Leitz HOOET/13126 con il suo imballaggio originale; il filtro è satinato cromo, presenta un attacco E39 e la denominazione IR in colore rosso.

 

L'imballo osservato dalle varie angolazioni; sul retro della confezione venivano indicati gli obiettivi Leitz prodotti all'epoca che risultavano compatibili col filtro grazie all'identico attacco filettato.

 

Un corredino anni '50 congruente al filtro HOOET/13126: Leica III F, Leitz Elmar 50mm f/2,8 LTM, telemetro a base corta FOKOS, autoscatto APDOO e mirino multifocale VIOOH.

 

Il filtro Infrarot applicato all'Elmar; la fotografia ad infrarossi con apparecchi Leitz a telemetro era facilitata dalla presenza di mirino e telemetro esterni che non erano influenzati dal pesantissimo assorbimento luminoso del filtro; curiosamente, le ottiche Leitz prodotte negli anni in cui il filtro HOOET/13126 venne posto sul mercato risultano però prive dell'apposito riferimento per la declinazione di fuoco all'infrarosso (vedi anche l'Elmar 50mm f/2,8 della foto), presente invece nei modelli prodotti fino a poco prima...

 

Nella mia veloce verifica sul campo ho applicato a due obiettivi caratterizzati dall'attacco E39 (un Summicron-M 35mm f/2 preasferico a 7 lenti ed un Elmar-M 90mm f/4 di fine anni '50) una serie di filtri per verificare il relativo comportamento su Leica M8: un filtro Leica UV-IR (in grado di tagliare sia gli infrarossi che gli ultravioletti esterni alla gamma visibile), un Leitz UV (che taglia gli ultravioletti ma non gli infrarossi), un filtro rosso R25A, il Leitz Infrarot HOOET/13126 e, per finire, il Rollei Infrarot, quest'ultimo - come detto - caratterizzato da un taglio di banda più severo rispetto alla versione Leitz.

 

Il cosiddetto "effetto Wood" (pelle diafana, cieli neri, vegetazione bianca) che costituisce il classico stilema della fotografia infrarossi non è facile da ottenere con apparecchi digitali non modificati appositamente: da un lato serve un taglio di banda più spinto rispetto alla classica pellicola IR (con quest'ultima un marcato effetto Wood sulla vegetazione si ottiene anche con un filtro rosso medio R25A, mentre in digitale non compare ancora), dall'altro i sensori, anche quelli sensibili all'IR, presentano comunque un taglio di banda appena oltre il visibile; quindi, in queste circostanze, il filtro deve escludere il più possibile le frequenze dello spettro visibile ma conservare comunque la trasparenza nell'ambito dei 680-720nm, facendo lavorare il sensore quasi esclusivamente in questo settore.



Nella fattispecie, il sensore Kodak CCD modello KAF-10500 montato sulla Leica M8 era stato sviluppato fin dall'origine per lavorare con proiezioni non perfettamente telecentriche, e per non interferire con la proiezione della coniugata ai bordi del formato è privo di filtro low-pass ed è protetto unicamente da un sottile vetro da 0,5mm di spessore, di produzione Kyocera, destinato in teoria ad assorbire gli IR; col senno di poi, la sua efficacia è quantomeno dubbia ma nel nostro caso questo effetto collaterale risulta positivo.

(schema: Kodak Image Sensor Solutions 2007)

 

Infatti, il diagramma di risposta spettrale del sensore Kodak KAF-10500 mostra come il canale del rosso estenda la sua sensibilità fino ad oltre il visibile, con una frequenza di taglio di circa 720nm; a causa del loro filtro di selezione, i fotodiodi della griglia di Bayer delegati all'acquisizione della luminanza nel verde e nel blu hanno una sensibilità quasi nulla con lunghezze d'onda così lunghe, il che comporta, nell'immagine interlacciata finale, una forte dominante rosso/magenta che, in pratica, limita l'impiego della Leica M8 al mero infrarosso convertito in bianconero.

(schema: Kodak Image Sensor Solutions 2007)

 

Per quanto concerne il vetro protettivo taglia-IR, esso mantiene comunque una certa trasparenza alle lunghezze d'onda che arrivano fino ad oltre 1000nm, permettendo quindi il passaggio di una certa quantità di infrarossi fino al sensore.

(dati: Kodak Image Sensor Solutions 2007)

 

Dati che vengono confermati da questo diagramma che mostra come la lastrina protettiva, evidentemente troppo sottile, conceda spazio ad un certo flusso di infrarossi nell'area intorno a 720nm, permettendo di realizzare immagini infrarosso senza alcuna modifica strutturale.

(schema: Kodak Image Sensor Solutions 2007)

 

Per verificare il comportamento della Leica M8 in abbinamento al filtro Leitz HOOET/13126 e come reagisce quest'ultimo in relazione ad altri filtri descritti in precedenza, ho eseguito una prima serie di scatti utilizzando la M8 in RAW-DNG alla sensibilità minima (160 ISO) ed equipaggiata con il Leica Summicron 35mm f/2 a 7 lenti pre-asferico tipo 11311 chiuso ad f/8, alternando il filtro Leitz IR-UV (che lascia passare quasi unicamente lo spettro visibile), un filtro rosso R25A, il filtro Leitz Infrarot HOOET/13126 e, in un crescendo di taglio di banda, il filtro Rollei Infrarot Gr. II; i realtivi files RAG_DNG sono stati sviluppati in Adobe Camera RAW 6.0 impostando negli scatti con filtro rosso/infrarosso gli stessi valori di temperatura colore/tonalità per tutte le immagini considerate; infine, le due immagini realizzate con i filtri infrarosso Leitz e Rollei sono state ri-focheggiate calcolando approssimativamente la declinazione di fuoco (l'obiettivo è privo di riferimento per l'infrarosso).

 

Come si può notare dalla tonalità più chiara del cielo e dal modesto effetto Wood sulla vegetazione, l'infrarosso su sensore caratterizzato dalla griglia di Bayer e relativa interlacciatura dei valori non segue le stesse regole dell'analogico su pellicola IR, e per ottenere gli adeguati valori di luminanza che sono tipici dell'immagine infrared è necessario tagliare il visibile in modo più drastico; infatti, osservando la trasposizione in monocromatico, nell'immagine realizzata con il classico filtro rosso 25A, si nota come il sensore fornisca ancora un'apprezzabile luminanza al grigio corrispondente all'azzurro del cielo; passando ai due filtri IR, si nota come il Leitz trasmetta una porzione del visibile più ampia rispetto al Rollei, che già nell'immagine a colori presenta un cielo molto più abbassato rispetto al filtro HOOET/13126, anche se nella conversione in monocromatico le differenze si attenuano. E' interessante notare che, nonostante il fatto che il filtro Leitz trasmetta una maggiore porzione del rosso visibile, i tempi di posa risultanti sono gli stessi rilevati col filtro Rollei Infrarot: nella fattispecie, in un'ardente giornata estiva a quasi 40°C e con la vegetazione arroventata dall'irraggiamento, era possibile scattare a circa 1/24" - 1/30" ad f/8 e 160 ISO, a conferma dell'alta sensibilità agli infrarossi della M8, spinta al punto da consentire prese IR a mano libera, con qualche precauzione. Naturalmente l'immagine di partenza, realizzata con un filtro IR-UV, serviva sono come riferimento e presenta tonalità assolutamente verosimili.

 


In una seconda serie di scatti ho utilizzato un Leitz Elmar-M 90mm f/4 tipo 11130 risalente al 1957 (ed ancora più sfruttabile in quanto equipaggiato con il riferimento di fuoco all'infrarosso) e chiuso ad f/11, seguendo le identiche procedure della serie precedente; in questo caso, dato che il vecchio obiettivo non era ancora equipaggiato con cemento per lenti Leitz Absorban (in grado di trattenere gli ultravioletti) ed è caratterizzato da un solo punto di incollaggio, ho esteso la prova, riprendendo il soggetto senza alcun filtro, con filtro Leitz UV, con filtro Leica IR-UV, con filtro rosso R25A, con filtro Leitz HOOET/13126 e con filtro Rollei Infrarot, per visualizzare come la diversa composizione spettrale delle varie immagini, nel visibile o meno, influenzasse la riproduzione del sensore montato sulla M8.

Con filtro IR-UV, caldamente raccomandato su quest'apparecchio, la riproduzione è fedele e non merita alcun commento; scattando col semplice filtro Leitz UV (che blocca gli ultravioletti ma non gli infrarossi) l'immagine assume un cast caldo/rosato dovuto all'esubero di IR proiettati dalla vegetazione arroventata al sole e ben recepiti dal sensore; l'immagine acquisita senza alcun filtro appare solo lievemente più fredda, probabilmente per l'azione degli UV non più filtrati. montando i filtri rossi si ripete il comportamento già visto, col filtro Leitz HOOET/13126 che riesce a produrre un sufficiente effetto Wood ma leggermente meno marcato rispetto al Rollei infrarot.

Notate come, nelle immagini processate in ACR 6.0 imponendo l'identica temperatura colore e tonalità, la foto infrarossi Leitz risulti più calda/rossastra di quella Rollei, a conferma che il filtro 13126 non ha un taglio di banda nel visibile così severo come quello introdotto dall'altro modello; è comunque senz'altro possibile ottenere immagini infrarosso con adeguato effetto Wood e rimettere in gioco, dopo oltre mezzo secolo, questo interessante accessorio Leitz in abbinamento ad un apparecchio digitale del nuovo millennio e del nuovo corso dell'Azienda.

 

Diga di Fedaia; sullo sfondo Porta Vescovo.

 

Il col Ombert visto da le cascade in alta valle San Niccolò.


L' inopinato "ritorno al futuro" del filtro IR Leitz HOOET/13126  su una digitale di 50 anni dopo consente risultati come questi: immagini che non hanno nulla da invidiare all'infrarosso tradizionale ma senza la lunga teoria di controindicazioni tecniche e funzionali che in passato hanno spesso scoraggiato i fotografi che si avventuravano in questo settore.



(testi, immagini e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti specificato)



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