LEITZ  ELCAN  52mm f/5,6:  LO  SPECIALE  OBIETTIVO

RETROFOCUS  DA  INGRANDIMENTO  PER  GLI  OBIETTIVI

ELCAN  AD  ALTA  RISOLUZIONE  "EXTENDED  SPECTRAL

RANGE"  PROGETTATI  DA  LEITZ  CANADA  PER  LA  U.S.  NAVY

di Marco Cavina

E' risaputo che, a fine anni '60, la Leitz Canada di Midland (Ontario) ricevette una commessa militare da parte della U.S. Navy per un sistema fotografico ad alta risoluzione e correzione spettrale estesa nell'infrarosso, basato su apparecchi per pellicola 35mm e formato utile di 24x36mm; l'obiettivo dei tecnici militari era quello di realizzare immagini di surveillance ottenendo da una agilissima reflex 35mm una quantità di dettagli e di informazioni utili 8 volte superiore a quella disponibile con lastre piane convenzionali; in  particolare, il target previsto per l'intera catena cinematica (sistemi di ripresa + pellicole e rivelatori + dispositivi di stampa) prevedeva di mantenere una risolvenza di almeno 250 l/mm, in grado di garantire lo stesso dettaglio teorico di una lastra piana 24x30cm impressionata con le ottiche standard dedicate al suo formato ed accreditate di una risoluzione tipica di appena 30 l/mm; questo avrebbe consentito di operare in modo più rapido e proficuo; inoltre, la correzione apocromatica estesa fino all'infrarosso ad oltre 1000nm di lunghezza d'onda avrebbe consentito di abbattere la foschia a lunga distanza o eventualmente di operare al buio assoluto con l'ausilio di appositi proiettori IR.

Infatti, le specifiche previste per il progetto E.S.R. (extended spectral range) richiedevano un potere analitico superiore anche a tutta apertura e correzione apocromatica estesa fino all'infrarosso, con uno spostamento di fuoco trascurabile fra le frequenze della luce visibile e l'infrarosso a 900nm; questa speciale commessa venne presa in carico da Walter Mandler, coadiuvato dai fidi collaboratori e matematici del suo team, ovvero Garry Edwards ed Erich Wagner, e venne soddisfatta anche facendo ricorso a speciali vetri ottici con bassa dispersione e dispersione parziale anomala progettati presso la vetreria di Wetzlar dai chimici specializzati Heinz Broemer e Norbert Meinert (come, ad esempio, il vetro Leitz 554666, già disponibile nel 1968); tali ottiche vennero denominate Elcan R ed entrarono a far parte di un complesso ed articolato kit denominato ufficialmente "U.S. Navy high resolution small format camera system"; i tecnici di Midland avevano calcolato ex-novo tre speciali obiettivi Elcan R apocromatici: un 75mm f/2, un 180mm f/3,4 ed un 450mm f/5,6, tutte lunghezze focali regolarmente scalate fra loro con un fattore 2,4x.

Questi speciali kit erano in carico al Navy Photographic Center di Washington DC (NAVPHOTCEN) ed erano comprensivi di quanto segue:

1 corpo macchina Leicaflex SL
1 obiettivo Leitz Summicron-R 35mm f/2  tipo11227 in montatura standard
1 obiettivo Elcan-R 75mm f/2 - schema ottico tipo C-341
1 obiettivo Elcan-R 180mm f/3,4 - schema ottico tipo C-303
1 obiettivo Elcan-R 450mm f/5,6 - schema ottico tipo C-329
1 ingranditore Leitz Focomat II modificato con otturatore - codice EN-121A
1 otturatore Vincent electrical shutter
1 obiettivo Elcan 52mm per Focomat II (per ingrandimenti 10x - 30x)
1 obiettivo Elcan 20mm per Focomat II (per ingrandimenti 40x - 75x)
1 kit di pellicole e rivelatori bianconero ad altissima risolvenza


Come potete notare, alla serie di ottiche Elcan apocromatiche progettate appositamente fu aggiunto un quarto obiettivo, un Summicron-R 35mm f/2 tipo 11227 a 9 lenti, prelevato dalla produzione di serie senza alcuna modifica e non destinato allo speciale impiego multispettrale: probabilmente questo leggero grandangolare era previsto per impieghi generici e fu aggiunto per completare l'assortimento di focali.

Va debitamente annotato che il corpo macchina Leicaflex SL non presentava alcuna modifica rispetto alla serie, nonostante le tolleranze strettissime riguardo al tiraggio ed alla planeità del piano focale richieste dalla fotografia ad alta risoluzione: una eloquente testimonianza degli alti standard con i quali veniva prodotta.

Come la storia ci ha insegnato, i tecnici Leitz convinsero i militari statunitensi a declassificare l'Elcan R 180mm f/3,4 e nel 1975 venne posto sul mercato nel corredo Leicaflex con la denominazione Apo-Telyt-R 180mm f/3,4; è utile considerare che, in precedenza, queste ottiche erano considerate realmente materiale militare riservato, al punto che lo stesso James Lager, al tempo impiegato alla Leitz New York, ricorda come all'epoca gli venne consegnato per brevissimo tempo un Elcan R 180mm f/3,4 affinchè eseguisse degli scatti di prova con esso ma con il severo ed esplicito divieto di fotografare l'obiettivo stesso!



L'Elcan R 180mm f/3,4 per la U.S. Navy risulta esteticamente identico al successivo Apo-Telyt-R civile; notate il codice relativo al progetto del nocciolo ottico (303). Sono documentati alcuni esemplari dotati di scala di messa a fuoco modificata, priva di riferimenti per le distanze metriche ed equipaggiata con una scala indicizzata simile a quella dei comuni calibri per misurazioni di precisione, probabilmente da utilizzare in abbinamento a telemetri esterni; questo esemplare risulta essere il secondo prodotto, e la matricola più alta finora riscontrata è 0066.

Fin dall'esordio sul mercato l'Apo-Telyt-R 180mm f/3,4 rivelò prestazioni superiori, assolutamente eccezionali per l'epoca, e grazie all'eccellente risposta MTF sul rosso garantiva una risoluzione elevatissima, fino a 300 l/mm sull'asse a piena apertura; questi dati confermano come il team di Mandler avesse soddisfatto le specifiche della commessa militare, ma questi exploit nella progettazione ottica non erano sufficienti per mantenere una risoluzione così critica fino alla stampa finale: si rese quindi necessario concepire un ingranditore che mantenesse tale elevatissimo standard, oltre a fornire speciali pellicole e rivelatori in grado di garantire un simile livello di informazioni.

 

La base di partenza per l'ingranditore Elcan Enlarger 121A fornito in kit era il classico ed apprezzato Leitz Focomat IIc, forse datato come aspetto ed un po' spartano nei dettagli ma senz'altro robustissimo e caratterizzato dalla precisione meccanica necessaria; per garantire la massima nitidezza in stampa fu modificato adottando una luce puntiforme ad alta intensità, opportunamente focheggiata nel punto nodale dell'obiettivo da una coppia di grossi condensatori asferici assemblati in un robustissimo chassis metallico.


L'Elcan Enlarger 121A venne equipaggiato con una coppia di speciali obiettivi da ingrandimento: un Elcan 52mm ed un Elcan 20mm: il primo consentiva di ingrandire l'intero fotogramma 24x36mm con fattori compresi fra 10x e 30x mentre il secondo, con la sua corta focale, non era in grado di coprire l'intero formato e serviva per ottenere ingrandimenti ancora più spinti (da 40x a 75x) di singole porzioni del negativo; come si può notare dallo schema, per consentire all'operatore di praticare i ridottissimi tempi di posa consentiti dalla potente lampada puntiforme (che va utilizzata con l'obiettivo da ingrandimento alla massima apertura) l'ingranditore venne equipaggiato con un otturatore Vincent a comando elettrico, la cui adozione impose una progettazione speciale per le ottiche da stampa: infatti, lo spessore aggiuntivo dell'otturatore comportò uno spazio retrofocale molto superiore alla norma, quindi gli obiettivi Elcan 20mm e 52mm per quest'ingranditore vennero concepiti adottando un complesso schema retrofocus che garantisse da un lato una risolvenza di almeno 250 l/mm a piena apertura e dall'altro l'ampio spazio retrofocale necessario per focheggiare correttamente; per la messa a fuoco critica si utilizzava uno speciale negativo target e l'operazione si metteva in atto ruotando un'apposita ghiera presente sugli Elcan da ingrandimento: infatti, il Focomat IIc originale dispone di un sistema autofocus accoppiato ai movimenti del pantografo che movimenta la testa, modificando il rapporto di riproduzione, ma in questo caso l'adozione del nuovo sistema di illuminazione (concettualmente analogo a quello di un proiettore per diapositive) e l'introduzione dell'otturatore ausiliario hanno completamente alterato i parametri di messa a fuoco automatica, imponendo di predisporre l'apposita ghiera (analoga a quella presente sugli obiettivi da ripresa) direttamente sul barilotto degli Elcan da stampa.

Grazie al contributo dell'amico Rudi Della Bartola possiamo analizzare in dettaglio l'obiettivo Leitz Elcan 52mm f/5,6, ovvero l'ottica che consentiva ai fotografi della U.S Navy di stampare i negativi ad altissima risolvenza mantenendone intatta la dovizia di dettagli.

 

Il barilotto del Leitz Elcan 52mm f/5,6 è molto spartano, come si conviene ad un presidio per uso militare, e le sue dimensioni inusitate sono dovute sia allo schema di tipo retrofocus sia alla presenza dell'elicoide di messa a fuoco; la montatura anteriore è servita da una filettatura da 52mm che accoglie un tappo a vite. La ghiera del diaframma chiude fino ad f/16, ma per ottenere la massima risolvenza con luce puntiforme l'obiettivo andava utilizzato preferenzialmente a tutta apertura.

 

Frontalmente si impone l'ampia lente anteriore richiesta dal progetto retrofocus per minimizzare la vignettatura a diaframma spalancato; sulla ghiera di serraggio è riportato il numero del progetto Elcan relativo al nocciolo ottico (316) e la matricola sequenziale (qui oscurata); l'analisi di cinque esemplari ha evidenziato matricole che fanno ipotizzare una produzione appena superiore al centinaio di unità.

 

 

La montatura posteriore evidenzia un nocciolo ottico di dimensioni inferiori (circa 30mm), come prevedibile in uno schema retrofocus, e quattro grosse viti di fermo munite di sigillante; è presente una filettatura esterna di servizio di grande diametro per montare l'obiettivo sull'otturatore elettrico Vincent.

 

Il diaframma, com'è tradizione in casa Leitz, è molto curato e l'iride presenta 10 lamelle.

 

Quest'immagine mostra in dettaglio la ghiera di messa a fuoco, sulla quale sono riportati i fattori di ingrandimento lineare del fotogramma compresi fra 10x e 30x; notate come, passando ad ingrandimenti inferiori, l'intera montatura si allunghi, distanziando il nocciolo ottico dal portanegativi; come nota a margine, la ghiera di messa a fuoco non si blocca nella posizione 30x ma garantisce un'ulteriore escursione che preconizza ingrandimenti ancora più spinti, peraltro non più garantiti dalle dimensioni del piano di stampa.

Nonostante la produzione estremamente ridotta, poco al di sopra delle 100 unità, è difficile pensare che alla U.S. Navy fossero stati forniti altrettanti ingranditori Elcan EN-121A: in realtà questo Elcan 52mm f/5,6, talis qualis, fu impiegato anche come ottica da riproduzione abbinata ad uno specialissimo apparecchio a visione reflex prodotto dalla Leitz Wetzlar a partire dal Settembre 1973 (codice di riferimento: 16774) e denominato Leitz Docuflex 35; tale apparecchio accettava pellicola 16mm o 35mm (sia perforata che non perforata da microfilm) in bobine da 30 metri con avanzamento motorizzato e la messa a fuoco reflex avveniva con l'ausilio della lupe codice 16779.

Il Leitz Docuflex 35 utilizzava due ottiche: un Leitz 70mm f/5,6 (per riduzioni a partire da 1:250) e, appunto, l'Elcan 52mm f/5,6, impiegato in riduzione agli stessi rapporti previsti per l'ingrandimento (1:30 - 1:10); questo apparecchio specialistico fu costruito in un numero ridottissimo di esemplari anche a causa del suo prezzo molto elevato (circa 7 volte il costo di una Leica M4 del periodo) ed è praticamente sconosciuto.

 

Il raro Leitz Docuflex 35 illustrato assieme alle due ottiche in dotazione: un 70mm f/5,6 e l'Elcan 52mm f/5,6, condiviso con l'ingranditore Elcan EN-121A; probabilmente il suo impiego più frequente consisteva nella realizzazione di microfilm ad alta risoluzione. Notate come l'estetica del 52mm sia differente da quella del 70mm progettato appositamente per il Docuflex 35 (peraltro non catalogato come Elcan), a riprova che il 52mm fu "adottato" nel sistema dopo esser stato progettato per l'ingrandimento critico.

Grazie a questo specialissimo obiettivo Elcan  52mm f/5,6, la U.S. Navy otteneva stampe da 72 x 108cm partendo da un negativo 24x36mm e mantenendo lo stesso livello di dettaglio consentito da un pesante e macchinoso apparecchio a lastre piane 24x30cm... Piccoli negativi, grandi stampe: il principio informatore che diede vita al sistema Leica è stato applicato e portato alle estreme conseguenze anche in questo particolare settore di nicchia, con risultati impressionanti, anche con standard attuali.  

(Marco Cavina)

(ringrazio l'amico Rudi Della Bartola per la disinteressata condivisione)


DI MARCO CAVINA :