LEITZ  SUMMICRON-C 40mm f/2 ED  ELMAR-C 90mm f/4: CARATTERISTICHE  TECNICHE  DEGLI  OBIETTIVI  PER  LEICA  CL.
                            


                            (07/12/2013)

                            Ad inizio anni '70 le fotocamere estremamente compatte cominciavano ad essere trendy: erano i tempi in cui stava esplodendo il formato 126 delle celebri Instamatic, le minuscole 110 erano in auge e molti sognavano persino di possedere la classica microcamera Minox delle spie; nel formato 135 full-frame, la Rollei 35 concepita nel 1966 aveva creato una nuova nicchia dove compattezza, design e qualità ottica e meccanica impeccabili mettevano a disposizione degli utenti strumenti tascabili ma dalle prestazioni analoghe a quelle delle più impegnative reflex.

                            In questo contesto la Leitz, che in realtà aveva sempre prodotto fotocamere compatte tout-court, non poteva restare alla finestra e, sfruttando la nuova iniezione di tecnologie e idee fresche garantite dall'accordo con la giapponese Minolta, decise di affiancare alla classica fotocamera serie M un modello che ne ricalcasse le caratteristiche in un corpo ancora più compatto ed in più dotato di esposimetro con lettura TTL, un implemento di grande importanza visto che l'apparecchio strizzava l'occhio anche ad una nuova fascia di pubblico, meno esperto e smaliziato del classico utente Leica, spesso abituato a stimare l'esposizione ad occhio.

                            Il nuovo apparecchio, lanciato nel 1973 e prodotto in Giappone a cura di Minolta fino al 1976, per un totale di 65.000 esemplari, venne battezzato Leica CL e le suggestioni delle citata Rollei 35 sono evidenti, ad esempio, nella ghiera dei tempi trasferita sul frontale e con funzione aggiuntiva di selettore ASA-DIN; per il resto questa fotocamera ricalca le caratteristiche delle Leica coeve, a partire dal principio d'accoppiamento della camma telemetrica per passare alla stessa baionetta Leica M e concetto costruttivo del mirino, concludendo con il braccio mobile sul piano focale dotato di fotoresistore CdS simile a quello della Leica M5.

                            In realtà, per miniaturizzare al massimo l'apparecchio, fu prevista una camma per gli obiettivi a profilo leggermente differente rispetto a quella tradizionale, pur servendo un "tastatore" visivamente identico a quello dei corpi M, il che rese necessario progettare alcuni obiettivi dedicati, cogliendo così l'occasione di realizzare ottiche particolarmente compatte, leggere ed anche economiche, più in sintonia con gli ingombri e la fascia di prezzo tipici dell'apparecchio; soprattutto quest'ultima fu una vera ossessione per i dirigenti Leitz perchè, nella foga di contenere i costi al di sotto di certe barriere psicologiche, avallarono scelte discutibili che portarono ai famosi problemi riscontrati con l'Elmarit-C 40mm f/2,8, in realtà mai entrato in produzione.

                            (ricordo che è disponibile uno specifico articolo con relativa prova sul campo dedicato all'oggi raro Elmarit-C 40mm f/2,8, visionabile   QUI )

                            Considerando le esigenze medie di un utente raffinato ma non specializzato, la Casa individuò in un leggero grandangolare luminoso ed in un medio-tele da ritratti la coppia di obiettivi ideali per la CL, dando mandato nel 1971-72 ai suoi progettisti di calcolare quelli che sarebbero diventati i noti Leitz Summicron-C 40mm f/2 e Leitz Elmar-C 90mm f/4, ovvero le ottiche specificamente dedicate alla CL ed equipaggiate con la citata camma telemetrica "a corsa abbreviata", le unici effettivamente accoppiate al 100%, sebbene qualsiasi obiettivo Leitz potesse essere fisicamente applicato (a parte quelli che rientravano fino ad interferire con il braccio della fotocellula ed altre eccezioni minori); successivamente, quando la Minolta riesumò il progetto CL evolvendolo e mettendolo nuovamente in vendita come Minolta CLE, i manager di Osaka pensarono bene di completare il corredo con un bel 28mm f/2,8 M-Rokkor ma, agli esordi, 40mm e 90mm furono ritenuti dalla Leitz più che sufficienti anche perchè un più economico 28mm Leitz tipo "C", meno sensibile alle sfasature legate alla camma telemetrica particolare grazie all'elevata profondità di campo, avrebbe potuto erodere le vendite dell'apprezzato Elmarit-M 28mm f/2,8 di "prima fascia".


                            La Leica CL (a sinistra un modello attrappe, riconoscibile dalla A che precede la matricola) con gli obiettivi dedicati Summicron-C 40mm f/2 ed Elmar-C 90mm f/4; dopo la poco proficua esperienza del montaggio lenti in Romania, messa in atto ai tempi dell'Elmarit-C 40mm f/2,8, entrambe le ottiche riportano la rassicurante incisione made in Germany e, anzi, persino la versione M-Rokkor 90mm f/4 risulta prodotta in Germania da Leitz Wetzlar, caso unico nell'ambito dell'accordo bilaterale. Gli obiettivi presentano una montatura snella e contenuta ai limiti fisici imposti dal nocciolo ottico ed il complesso fotocamera + ottiche risulta molto compatto e di aspetto piacevole; il mirino incorpora le cornicette per entrambe le focali, con l'aggiunta di quelle per il 50mm, suggerendo quindi l'eventuale adozione di un 50mm Summicron come ottica di prestigio.

                            In ogni caso la qualità meccanica degli obiettivi serie C appare analoga a quella dei coevi obiettivi M: analizzandone la montatura non si avvertono le palesi differenze riscontrabili, ad esempio, nelle ottiche Nikon Series E del 1979 relazionandole con i classici Nikkor... I barilotti dei Summicron-C ed Elmar-C sono sicuramente minimali e leggeri ma costruiti con gli stessi capitolati dei fratelli maggiori e, forse, l'unica concessione - peraltro votata alla praticità - la si può leggere nel paraluce 12518, con palpebra in gomma ripiegabile e non mi materiale rigido.

                            I due obiettivi furono commercializzati fra il 1973 ed il 1977-78 in finitura nera, con codice 11542 e 11540, messa a fuoco da 0,8m ed 1m, attacco per filtri Serie 5,5 ed un peso davvero contenuto: rispettivamente 120g e 270g; molto si è detto e si sa sulla loro complessione meccanica soddisfacente, quindi è lecito chiedersi se il costo più contenuto (sempre relativamente al mondo Leitz) fosse dovuto a qualche economia di progetto o di materiali legati alla parte ottica, ed è quello che andremo a verificare in questa sede, utilizzando materiale inedito.

                            Per prima cosa analizziamo al genealogia di questi due obiettivi, prendendo in considerazione i matematici Leitz che li hanno calcolati

                            

                            Il Summicron-C 40mm f/2 è un complesso lavoro corale a quattro mani messo in atto da Georg Knetsch, Hermann Desch, Heinz Marquardt e Walter Watz, mentre per l'Elmar-C 90mm f/4 i calcoli furono eseguiti solamente da Knetsch e da Watz; pur non trattandosi di progetti del Mitico Mandler (si tratta di ottiche calcolate in ambito Leitz Wetzlar) o del suo delfino Zimmermann, consideriamo gli altri obiettivi firmati da questi quattro tecnici: Knetsch nel 1970 aveva calcolato il Telyt-V 280mm f/2,8 per Visoflex II e III, Desch nel 1971 un interessantissimo prototipo di Summilux-M 35mm f/1,4 con due superfici esterne asferiche e largo impiego di vetro "Noctilux" (già ampiamente descritto in un altro articolo); Marquardt d'altro canto, nel 1967, aveva firmato i progetti dei futuri Summilux-R 50mm f/1,4 e Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 mentre Watz è il padre del Summicron-R 35mm f/2 (prodotto nel 1970 ma brevettato solo nel 1971) e, successivamente, del mitico Summilux-M 35mm f/1,4 Aspherical a 2 lenti asferiche del 1990.

                            Che il nocciolo ottico dei Leitz tipo "C" sia stato calcolato da tecnici di prim'ordine è quindi fuori discussione; vediamo ora in dettaglio le caratteristiche tecniche dei loro schemi.

                            

                            Questo schema riporta i passi salienti del brevetto tedesco relativo al Summicron-C 40mm f/2, compilato a Wetzlar il 3 Maggio 1972; lo schema ottico a doppio Gauss si ispira chiaramente a quello del Summicron-M 35mm f/2 secondo e terzo tipo a 6 lenti e non si tratta certamente di un progetto votato al risparmio anche perchè, come si può notare dai parametri, nessun raggio delle 12 superfici disponibili è pari ad infinito, cioè piatto, perciò sono tutte rifrangenti e vanno quindi molate con una matrice dotata della relativa e precisissima curvatura, cui va aggiunto l'incollaggio dei due doppietti. Considerando anche il tipo di vetri usati, e che vedremo poi in dettaglio, si può argomentare che il costo di produzione di questo nocciolo ottico non fosse inferiore a quello del coevo 35mm Summicron.

                            

                            

                            Questo schema, analogo al precedente, riporta gli estratti dal brevetto del secondo obiettivo, l'Elmar-C 90mm f/4 che, contrariamente al predecessore di identiche caratteristiche e nome, è un vero teleobiettivo che copre di misura il fomato e basato su uno schema tele a 4 elementi separati, uno schema che verrà poi ripreso anche dagli attuali Elmarit-M 90mm f/2,8 e Macro-Elmar-M 90mm f/4. Anche in questo caso tutte le otto superfici sono rifrangenti e spaziate ad aria, introducendo così numerose variabili di calcolo per ottimizzare la resa ottica. Questo brevetto fu compilato a Wetzlar il 21 Settembre 1972, circa 4 mesi e mezzo dopo il precedente.

                            

                            

                            Una variabile di progetto precedeva uno schema con prima e quarta lente di maggiore spessore, a fronte della seconda più sottile, tuttavia questo prototipo comportava una correzione delle aberrazioni leggermente superiore e gli venne preferita l'altra versione.

                            

                            

                            Analizzando in dettaglio i vetri ottici, anche in questo caso non si può dire che i progettisti abbiano lesinato: nel Summicron-C 40mm f/2 sono presenti 4 elementi in vetro agli ossidi di Terre Rare ad alta rifrazione/bassa dispersione: 2 realizzati in Flint al lantanio (prima e seconda lente, il N-LaF21) e due in Crown al lantanio (lenti 3 e 4, in LaK9 ed LaK21); completano lo schema due vetri dense Flint ad alta rifrazione alta dispersione (SF14 ed SF7).  Passando all'Elmar-C 90mm f/4, nonostante le caratteristiche geometriche decisamente "facili" (un angolo di campo intorno a 27-30° con f/4 è un compromesso che consente ottimi risultati anche con un tripletto, come lo Zeiss Triotar 85mm f/4 insegna), anche in questo caso troviamo due lenti agli ossidi di Terre Rare ad alta rifrazione/bassa dispersione (prima e seconda lente, in LaK9 ed LaKn13), seguite poi sa due lenti in vetro dense Flint ad alta rifrazione alta rispersione (SF14 ed SF19). Si precisa che lo spazio d'aria fra le lenti 3 e 4 dell'Elmar-C 90mm f/4, su questo schema, per ragioni grafiche risulta più ridotto rispetto a quello effettivo; per le quote reali fate riferimento ai dati ed agli schemi del brevetto.

                            In conclusione, sia la parte meccanica che quella ottica di questi obiettivi tipo "C" per Leica CL non evidenziano scelte a priori indirizzate ad un'economia di produzione o montaggio: gli obiettivi sono progettati senza particolari compromessi ed eventuali "debolezze" meccaniche sono solamente dovute alla ricerca di una estrema miniaturizzazione, in sintonia col corpo macchina.

                            Non si tratta quindi di ottiche di "serie B" ma di veri obiettivi Leitz made in Germany, destinati ad equipaggiare la compatta - da questo punto di vista - più fortunata dell'epoca classica; a mio avviso il costo di produzione non lasciava particolari margini di guadagno rispetto al listino finale, e sospetto che il vero utile provenisse magari dal corpo macchina assemblato in Giappone dalla Minolta, compensando i margini ristretti, se non nulli, garantiti dagli obiettivi, un po' come avveniva a fattori invertiti con la Leicaflex SL2, prodotta in perdita ed in grado di pareggiare  il conto e produrre qualche utile solo dopo la vendita contestuale di 2 o 3 obiettivi Leitz R a corredo...

                            

                            

                            (advertising: Ernst Leitz Incorporated, Rockleigh, New Jersey, USA)

                            Questo advertising statunitense sintetizza tutte le peculiarità ed i punti di forza del progetto Leica CL: la stessa qualità meccanica ed ottica e gli stessi punti di forza delle Leica classiche con dimensioni ancora più contenute e costi più ragionevoli. La misurazione TTL, vero punto di forza appena introdotto anche sulle Leica M tradizionali dello stesso periodo, viene giustamente sottolineata.

                            (Marco Cavina)


                            (Foto, testi e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato; ringrazio il caro amico, nonchè attuale Presidente di questo sodalizio, Pierpaolo Ghisetti per la disponibilità delle Leica CL con rispettive ottiche Summicron-C ed Elmar-C)





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