Mirini angolari
Pp.Ghisetti

 

Si tratta di una piccola famiglia di mirini, con vista a 90 gradi, da montare sulla slitta della fotocamera, per poter fotografare di nascosto un soggetto, puntando la fotocamera in direzione diversa dallo stesso.  Era stato pensato per fotografare popolazioni in luoghi selvaggi, ove le persone potevano essere disturbate dal fotografo.
Il primo tipo offerto nel 1929 fu il WINKO, pensato per le Leica senza telemetro, con visione invertita, e slitta grande, sia nero che cromato (molto raro),  con oculare inizialmente grande, poi ridimensionato in corso di produzione, versione molto difficile da reperire.
La versione WOOLD era identica al WINTU ma con prisma addizionale interno, con vite visibile vicino alla conchiglia di visione. Molto raro.







Nel 1933, con l’apparire della Leica II, fu offerto il mirino WINTU, sia nero che cromato: possedeva un braccetto mobile dotato di un prisma  che si abbassava al livello dell’oculare del mirino, in modo da poter utilizzare la messa a fuoco telemetrica.




Nel 1938 apparve il WOOSU, dotato di prisma, per raddrizzare l’immagine in modo corretto.  Si distingue esternamente dal WINTU per la presenza nella parte anteriore di un piccola vite. Raro. Vedi immagine.





Essendo legati al sistema Leica con innesto 39x1m, i mirini angolari fecero la loro ultima comparsa nei cataloghi Leitz verso la fine della Guerra.
I mirini angolari sono ricomparsi a metà degli anni sessanta per la Leicaflex e poi per le fotocamere serie R, ma per uso in macrofotografia e con teleobiettivi.