Incontro con Luciano Bovina

 

PP.Ghisetti

 

Incontro Luciano Bovina dopo qualche tempo che non ci vedevamo: sempre appassionato di viaggi e di fotografia, non mostra il passare degli anni, controbilanciati da un entusiasmo che proviene dalla consapevolezza che solo i viaggi ti donano quell’adrenalina, di cui poi a casa senti tanta nostalgia . Nel suo studio vi sono decine e decine di libri dedicati ad ogni parte del mondo e mi confida con orgoglio di essere socio a vita del National Geographic, di cui ha una impressionante collezione.

I suoi inizi fotografici sono tra i più fortunati: nel corso della leva militare in Marina diventa fotografo ufficiale, e inizia subito con una Leica M3 corredata da due Summicron, da 35 e 50mm. Anche se si tratta di materiale della Marina, è pur sempre una partenza da predestinato.


Poi ci fu l’incontro casuale con l'Agenzia fotografica AttualFoto di Bologna che gli propone di riprendere i Gran Premi di  Formula 1: sono i mitici anni Settanta, la Formula 1 è ancora un Circo pieno di amici, conoscenti, rivali, belle donne, che però si frequentano senza tutti i divieti e le limitazioni odierne. Mi mostra una foto del futuro Campione del Mondo James Hunt, in compagnia di Arturo Merzario, immortalato nel recente film Rush, e per un paio di anni acerrimo avversario di Niki Lauda. Allora usava un vasto corredo Nikon, con lo zoom 80-200/4 come cavallo di battaglia tuttofare, ma mi confida che sulle piste ha usato anche una Hasselblad dell’Agenzia, completa del cannone da 350. I rullini impressionati andavano direttamente all’agenzia, per cui a lui non rimaneva quasi niente come ricordo e testimonianza del suo lavoro. Complessivamente segue la Formula 1 per una decina d'anni. e per complessivi 80 Gran Premi.

Poi a poco a poco si specializza come operatore cinematografico, grazie al settimanale Autosprint, che produceva un proprio programma televisivo ovvero Telesprint, e successivamente entra a far parte dello staff della trasmissione televisiva Jonathan, condotta da Ambrogio Fogar, non a caso conosciuto sul circuito automobilistico di Monza, trasmessa su Canale 5 e poi su Italia 1, programma giramondo di grandissimo successo.

Avverte pertanto la necessità di affiancare all’attività professionale, di solito realizzata con la pesante Arriflex con zoom Angenieux, una serie di immagini eseguite per propria documentazione e passione, e naturalmente la scelta cade su Leica M. Inizialmente su M-4, poi M6 e M7.

Luciano apprezza molto la discrezione e la silenziosità dello scatto delle Leica serie M, ma soprattutto il fatto che generalmente i soggetti non sono disturbati da un apparecchio piccolo e compatto come la Leica M, mentre davanti ad una reflex  gli stessi assumono spesso pose rigide e banali.

Tra gli obiettivi utilizzati ci sono gli Elmarit 21 e 28mm, ma soprattutto il Summicron 35/2, il suo preferito, per l’adattabilità ad una infinità di situazioni. Poi il Summicron 90/2 seconda serie, un obiettivo sulla carta poco riuscito, ma che sul campo gli ha dato moltissime soddisfazioni, principalmente nel ritratto. Il teleobiettivo più spinto che Luciano abbia mai usato con la M è l’Elmarit 135/2,8 completo di occhiali: pesante ed ingombrante, possiede tuttavia il vantaggio della facilità della messa a fuoco grazie appunto all’ingrandimento fornito dagli occhiali e una resa ottica di tutto rispetto.


Luciano ha un solo 50mm, ma si tratta di un signor obiettivo: un Noctilux f/1, che viene usato in moltissime situazioni, sia in interni che in esterni, poiché gli piace fotografare con poca luce e naturalmente non c’è niente di meglio di un Noctilux per creare le magiche atmosfere di evanescente luminosità.

Tra le caratteristiche più apprezzate dei vetri Leica, Luciano mi cita come esempio la resa spettacolare dei paesaggi, un mix di incisione ed ariosità e la naturalezza dell’incarnato nei ritratti. Le pellicole utilizzate sono quasi sempre state le Kodachrome, 64 e 25 ASA, anche se nel corso degli anni non sono mancate altre marche come l’Agfachrome 50S. Ma la stabilità delle emulsioni Kodachrome rimane comunque un punto fermo, che ha resistito al passare del tempo.

I soggetti preferiti e cercati sono soprattutto le persone: persone riprese nella loro quotidianità di vita  e di lavoro negli angoli più sperduti ed inospitali del pianeta. D’inverno con temperature di -50 gradi in Siberia, per esempio, dove Luciano ha risieduto per ben tre mesi, e dove solo le Leica continuavano ad operare, mentre le altre fotocamere si bloccavano a causa del gelo. Tra gli Indios dell’Amazzonia o in Bangladesh,  dove in una stampa lo si vede di spalle, con l’acqua alle ginocchia, mentre cerca di imbarcarsi con la pesante Arri sulle spalle. E poi nei deserti africani o australiani, ma anche nella più familiare tonnara di Favignana,  dove ha scattato una delle sue immagini più belle.

Sono tanti i luoghi in cui siamo stati entrambi e tra un ricordo e l’altro il tempo scorre senza che ce ne rendiamo conto: parliamo anche di Ambrogio Fogar e della sua crudele parabola, da divo dell’ avventura a conduttore di successo, sino al drammatico incidente che lo ha per sempre immobilizzato in un letto nell’ultimo periodo della vita. Citiamo luoghi e paesi  in rapida trasformazione, posti una volta inaccessibili e ora disponibili a tutti nelle  agenzie di viaggio. Oppure dell’Africa, continente dal fascino irresistibile negli anni Settanta ed Ottanta, il cui progressivo disfacimento politico e civile lo sta rendendo pericoloso e sempre meno  attraente. 

Tra i posti che Luciano ricorda più volentieri ci sono gli incredibili Salar della Bolivia, la bellezza delle dune della Namibia e anche l’inferno della Dancalia, con temperature che sfiorano i 50 gradi all’ombra, con il sale che nelle depressioni affiora a filo di terreno. Mi parla poi dell’Australia di cui apprezza molto la civiltà e il modo di vivere. Infine mi mostra i suoi Moleskine, ognuno dedicato ad un particolare viaggio, con le relative annotazioni: ricordi preziosi al pari delle immagini.


Essendo soprattutto un documentarista, con una spiccata predilezione per il grande Eugene Smith, Luciano si è poco dedicato ai libri, ma il suo Diario di Viaggio costituisce un bellissimo compendio di situazioni e personaggi; basta comunque andare sul suo sito  www.lucianobovina.com  e  viaggiare con la fantasia attraverso le sue impeccabili immagini.

La luce in fotografia è tutto: e sono proprio le luci che Luciano insegue da tutta una vita, magiche e talvolta effimere, della durata di un istante, ma che costituiscono l’essenza dell’emozione fotografica.



Foto scattata con Leitz Nocttilux f/1
Dicembre 2016