Il trattamento del colore nelle Leica M digitali

                                                                                                                 di Ario Arioldi

Anche se è probabilmente vero che la maggioranza degli utilizzatori delle Leica M, anche digitali, ha una chiara predilezione per il bianco e nero, è però un dato di fatto che la resa cromatica della M8 e soprattutto quella della M9 hanno suscitato in più d'uno qualche perplessità.

Limitando queste mie considerazioni all'utilizzo del formato raw, o DNG nel caso specifico delle Leica, va subito detto che l'interpretazione del file offerta di default da qualunque raw converter venga utilizzato non è mai neutra come qualcuno crede e sostiene ma è il frutto delle scelte progettuali di chi ha profilato la fotocamera, si trattti di Adobe o Capture One o altra software house, scelte assolutamente rispettabili tanto quanto opinabili e, per fortuna, modificabili da qualunque utente anche non troppo evoluto.

I profili delle fotocamere, sia che si tratti dei profili DNG, utilizzati solo da Adobe in Lightroom e ACR, o dei profili ICC utilizzati da tutti gli altri raw converter, sono essenzialmente caratterizzati da una curva tonale e da una risposta cromatica, esattamente come avviene nel caso del materiale sensibile analogico, e non è assolutamente detto che questa curva tonale e questa resa cromatica siano le più appropriate per qualunque circostanza di ripresa o che soddisfino i gusti di tutti gli utenti.

Ed infatti per le fotocamere più diffuse, Nikon e Canon in particolare, vengono forniti da Adobe, in aggiunta all'Adobe Standard, numerosi profili alternativi utilizzabili per diverse condizioni di ripresa e per diversi soggetti fotografici, disponibili di default sia in ACR che il Lightroom, mentre nel caso delle Leica digitali, probabilmente per mere ragioni di mercato, la scelta è invece limitata al solo Adobe Standard che, pur essendo un profilo creato specificatamente per quel modello di fotocamera, è stato concepito con l'intento di offrire resa cromatica e tonale, come suggerisce il nome, standardizzate.

Per fortuna è molto semplice, almeno nel caso dei profili DNG utilizzabili in Lightroom ed ACR, crearsi in proprio le alternative utilizzando un normale color checker a 24 patch ed uno qualunque dei due pacchetti di software messi a disposizione gratuitamente da x-rite e da Adobe.

Va annotato che se si utilizzano raw converter diversi da Lightroom e da ACR è ancora possibile creare profili personalizzati o modificare quelli esistenti, ma i procedimenti sono parecchio più complicati.

Diciamo anzitutto che il sensore montato su una particolare fotocamera fornisce una risposta potenzialmente diversa dal sensore di un altro esemplare di fotocamera dello stesso modello e che quindi non è detto che sia inutile profilare la nostra fotocamera ed utilizzare il “nostro” profilo in vece di quello fornito da Adobe, anche se l'obbiettivo è solo quello di ottenere una riproduzione f cromaticamente fedele.

In secondo luogo va osservato che i profili forniti da Adobe sono stati creati a partire da due condizioni di illuminazione standard (2850°K e 6500°K) e che poi nell'uso la resa cromatica viene determinata per interpolazione per tener conto della temperatura della luce effettiva. Va detto che in genere essi funzionano bene ma che se si ricerca la massima “fedeltà” può essere opportuno, qualora le circostanze lo consentano, creare un profilo ad hoc per le condizioni di illuminazione che si pensa di utilizzare o che effettivamente si utilizzano sia in studio che on site.

Senza pretendere di sostituirmi alla documentazione chiara ed abbondante disponibile sui siti Adobe e x-rite ma solo per mostrare quanto semplice sia creare i propri profili dng, la procedura in sintesi è questa:Ario/01.jpg

Si effettuano uno o più scatti riprendendo il color checker a distanza ravvicinata avendo cura di far occupare allo stesso la maggior parte del fotogramma ed evitando con cura sovra o sotto esposizioni (Il Color Checker Passport di x-rite, tascabile, va benissimo per questo scopo ma qualunque altro color checker a 24 patch va altrettanto bene).

Se si intende usare il software di x-rite lo si può convenientemente installare come plug-in di Lightroom, dopo di che si importa in Lightroom lo scatto effettuato come descritto in precedenza e lo si esporta utilizzando il suddetto plug-in

Ario/02
Ario/02.jpg

in pochi secondi il profilo verrà creato ed automaticamente salvato nella cartella di sistema appropriata ed al successivo avviamento di Lightroom lo troveremo disponibile nel menù a tendina del pannello “camera calibration”.

Il software di x-rite può essere anche usato come stand alone anziché come plug-in di Lightroom e funziona sostanzialmente allo stesso modo tranne che il file va aperto direttamente dal software e deve essere un DNG nativo, oppure, se si tratta di un raw di formato diverso, ha da essere preventivamente convertito in DNG ( o con il DNG Converter di Adobe con lo stesso Lightroom).

In alternativa si può anche utilizzare Il DNG Profile Editor di Adobe, che è un programma solo stand alone ma che offre maggior flessibilità rispetto al software di x-Rite.

Ario/03

Infatti Il DNG Profile Editor può essere utilizzato allo stesso modo di x-rite, creando un profilo con interpretazione cromatica standard e con curva tonale predefinita ma è inoltre possibile modificare il profilo così creato sia intervenendo sulla curva tonale che sull'interpretazione cromatica. Queste modifiche sono effettuabili sia sui profili da noi creati che sui profili di Adobe o su quelli eventualmente creati da altri.


Ario/04Ario/05.png

L'utilizzo di entrambi i software sopra menzionati è semplice ed intuitivo oltre che ben documentato, ma vale la pena forse aggiungere qualche cosa sulle diverse modalità di creazione dei profili in relazione al loro utilizzo.

I profili forniti da Adobe, come già detto, sono stati creati col doppio illuminate ed è possibile con una procedura simile a quella sopra indicata creare anche i nostri profili personali utilizzando il doppio illuminate. Non è necessario avere a disposizione le condizioni standard usate da Adobe (2850°K e 6500°K), basta avere due scatti effettuati con temperature della luce sufficientemente distanti, ad esempio lampada ad incandescenza e luce diurna, ed i profili vengono comunque creati in modo corretto. Per mia esperienza comunque i profili Adobe a doppio illuminate vanno solitamente bene e per un uso generico non penso valga la pena, se non in casi particolari, sostituirli con in “nostri”.

Un caso per me particolare è stato appunto quello della “mia” M9 che restituiva, con il profilo Adobe Standard, immagini a mio gusto troppo fredde e sfacciate e per la quale ho quindi cercato di creare un profilo generico più rispondente ai miei gusti, con una resa più simile a quella della M8, più calda e meno aggressiva, intervenendo sia sulla curva tonale che sui colori.

Quello che invece val la pena secondo me fare è creare profili ad hoc per le varie condizioni di ripresa con diverse condizioni di luce e con diversi soggetti e poi scegliere il profilo in fase di sviluppo con gli stessi criteri con cui sceglieremmo il film da caricare in macchina prima di una sessione di ripresa.

Da ultimo ricordo che è anche possibile, fotografando un color checker prima di una sessione di ripresa, creare poi in camera chiara il profilo ad hoc per sviluppare gli scatti di quella particolare sessione ottenendo in via di principio il massimo della fedeltà cromatica possibile.

Va da se che non è strettamente necessario partire col profilo giusto e che è comunque possibile ottenere il risultato desiderato intervenendo con le regolazioni dopo l'apertura del file, ma a me pare che partire da una resa già vicina a quella che si vuole raggiungere costituisca un vantaggio non trascurabile, se non altro in termini di tempo.

Riferimenti:

http://labs.adobe.com/wiki/index.php/DNG_Profiles

http://xritephoto.com/ph_product_overview.aspx?Action=support&ID=1257