I  50mm  PER  LEICA  A  TELEMETRO:

CARRELLATA  TECNICA  SUGLI  OCCHI

CHE  HANNO  IMMORTALATO  LA  STORIA

ED  IL  COSTUME  MODERNI


13/05/2010
Marco Cavina web page

Pur tenendo in debito conto la deriva revisionista che - a posteriori - ha attribuito alla piccola ed ingenua Leica del 1925 meriti iperbolici che forse non le competevano con pieno merito, non si può negare che la nascita del mondo Leica abbia costituito una piccola rivoluzione tecnica nel mondo della fotografia, all'epoca sedimentato su preconcetti tanto consolidati quanto stantii; in particolare, la creatura di Barnack consacrò l'obiettivo da 50mm come il normale per elezione di quel kleinbildformat in rapida, inarrestabile ascesa, ed in questi 85 anni la Casa ha sempre curato con un occhio di riguardo questa fondamentale lunghezza focale, anche quando la tecnica del tempo consentiva ormai di spaziare su ottiche alternative ben più ardite ed "espressivamente " connotate...

Del resto, il 50mm (diagonale del formato arrotondata per eccesso) "vede" con una dinamizzazione prospettica simile a quella dell'occhio umano ed è lo strumento ideale per immortalare la realtà, la vita, senza inutili fronzoli formali o estetizzanti di maniera, e celebri Maestri che non occorre nominare hanno folgorato la storia ed il costume moderni con il 50mm della loro Leica, lasciandoci in eredità autentici capolavori.


L'obiettivo "normale" da 50mm di focale è sempre stata l'ottica per eccellenza del sistema Leica; nell'immagine un Elmar 50mm f/3,5 postbellico del 1950 è "presidiato" dal suo epigono con vetri al Lantanio Elmar 50mm f/2,8 e dall'estrema evoluzione della specie, l' Elmar-M 50mm f/2,8 del 1994; interpretazioni più moderne e complesse sono rappresentate dal Summicron-M 50mm f/2 e dal Noctilux-M 50mm f/1, il tutto col supporto di due classici obiettivi standard per le "sorellone" Leica R.

Fin da subito, l'abbinamento Leica + obiettivo Leitz da 50mm divenne quasi una tautologia, e l'infinita messe di varianti che hanno preso forma nel corso degli anni ha quasi identificato tale obiettivo con l'occhio stesso del fotografo, come queste tre affascinanti interpretazioni suggeriscono:


La prima è un famoso autoritratto di Ilse Bing del 1931, "Selbportrait in spiegeln", dove la giovane fotografa ammicca dietro l'Elmar 50mm f/3,5 della sua Leica... (picture: Ilse Bing)


La seconda, "Portrait" di Otto Umbehr, venne realizzata nel 1948 e raffigura un ritratto ravvicinato dove la Leica, equipaggiata con un Summar f/2 e con un vistoso mirino esterno, si fonde letteralmente con le fattezze del soggetto ripreso.... (picture: otto Umbehr)




Infine, la terza immagine ricalca il palinsesto della seconda, con un compiacimento grafico e formale molto più marcato e consono all'autore, Andreas Feininger, già architetto di grido; questo "Eye camera" del 1951 immortala il fotografo Dennis Stock in silouhette su uno sfondo molto illuminato e col viso disegnato da uno spot che si trasforma in una maschera robotica mentre ci fissa inquietante con un Summitar f/2 e relativo mirino! (picture: Andreas Feininger)

Queste immagini sono pregne del tipico feticismo legato a questi oggetti, beneficiari di un culto che non ha eguali nel settore; in considerazione della grande importanza attribuita ai 50mm per Leica a telemetro e del loro innegabile ruolo storico, dedico a loro questi appunti che ne illustrano le caratteristiche tecniche oltre alla complessa sistematica.

Elmar 5cm f/3,5, Summar 5cm f/2 SUMAR Nickel, Summitar 5cm f/2 SOORE, Summicron 5cm f/2 dual range SOMNI, Summarit 5cm f/1,5 primo tipo SOOIA, Summilux 50mm f/1,4 SOWGE, Elmar 50mm f/2,8 ELMOO-M, Summicron 5cm f/2 SOSIC... Quanta storia in questi affascinanti normali Leica.

(pictures: Ritzcamera, remastered)

NOTA: per comodità, negli schemi seguenti e nelle relative descrizioni sistematiche tutti gli obiettivi verranno indicati con la focale espressa in mm, anche quando l'obiettivo corrispondente la indicava in cm.

Anastigmat 50mm f/3,5 :

Anastigmat 50mm f/3,5 in montatura fissa, 31 Pezzi su Leica 0 in finitura nera (1923)
Anastigmat 50mm f/3,5 in montatura fissa, 250 pezzi circa in finitura Nickel su Leica A (1925)

Alcuni esemplari intercambiabili non standardizzati modificati in fabbrica

E' il primo normale per Leica; lo schema fu progettato da Max Berek nel 1923 ed il tripletto collato posteriore era complesso e costoso da produrre; nel 1925 la C. P. Goerz Berlin, fornitrice dei vetri ottici alla Leitz, mise a catalogo un nuovo vetro con migliori caratteristiche rifrattive/dispersive, che permise di trasformare il tripletto posteriore in un doppietto analogo a quello dello Zeiss Tessar, il cui brevetto era nel frattempo scaduto (nel 1922): era nato il mitico Elmar.

Elmar 50mm f/3,5: 

Elmar 50mm f/3,5 in montatura fissa finitura Nickel su Leica I - A (1925)
Elmar 50mm f/3,5 in montatura fissa placcato Oro satinato su Leica Luxus (1929-31)
Elmar 50mm f/3,5 intercambiabile LTM finitura Nickel non standardizzato su Leica 1- C (1930)
Elmar 50mm f/3,5 LTM finitura Nickel standardizzato (1931) ELMAR
Elmar 50mm f/3,5 LTM finitura Nickel accoppiato su Leica II -D (1932) ELMARKUP
Elmar 50mm f/3,5 LTM finitura Nickel accoppiato con infinito ad ore 7 (1932-33)
Elmar 50mm f/3,5 LTM come sopra con finitura Cromo (1933)
Elmar 50mm f/3,5 LTM finitura Cromo trattato antiriflessi  da mat. 581.501 (1945)
Elmar 50mm f/3,5 LTM finitura Cromo trattato antiriflessi aperture 3,5-16 da mat. 610.000 (1946)
Elmar 50mm f/3,5 LTM finitura Cromo trattato antiriflessi aperture 3,5-22 da mat. 701.000 (1949)
Elmar 50mm f/3,5 LTM ricalcolato “numeri rossi” da mat. 905.000 punto di fede a rombo (1951)
Elmar 50mm f/3,5 LTM ricalcolato “numeri rossi” punto di fede triangolare
Elmar 50mm f/3,5 LTM come sopra rifinito in nero per la Leica IIIF prodotta per le Forze Armate svedesi – 100 pz. (1956)
Elmar 50mm f/3,5 a baionetta M e scala di messa a fuoco singola (1954-61) ELMAM / 11110
Elmar 50mm f/3,5 con otturatore  Deckel su Leica I - B “Compur” tipo “dial set” (1926-41) 638 pz.
Elmar 50mm f/3,5 con otturatore  Deckel su Leica I - B “Compur” tipo “ring set” (1926-41) 969 pz
Elmar 50mm f/3,5 su dispositivo a scatto singolo OLIGO - OLEYO ed otturatore Ibsor (1934)
Elmar 50mm f/3,5 IMPUU/60173 due noccioli accoppiati con polarizzatori per proiezione stereo
Elmar 50mm f/3,5 WUUNE da proiezione per Prado 250 e 500 (1959)
Elmar 50mm f/3,5 con filtro fluorescente FLOOA per riproduzioni in luce UV (1939)
Elmar 50mm f/3,5 per riproduttori GROOW (1935) OOCAY (1938) e ROOSE (1951)
Elmar 50mm f/3,5 per macro con dispositivi BEVOR (1931) BEMAR (1931) BELUN (1932) BESAL (1933) BEOOY (1935) BEHOO (1935) BAZOO (1935) BOOWU (1952) BOOWU-M (1956) e BEEON (1959)
Elmar 50mm f/3,5 per macro con aggiuntivo NOOKY (1933 ?)
Elmar 50mm f/3,5 per macro con dispositivi di messa a fuoco e tubi di prolunga ZWTOO, BOOXZ, MOOBG, MOODH e MOOGW (1936)
Elmar 50mm f/3,5 per foto industriale con il sistema completo SIXPL
Elmar 50mm f/3,5 a diaframma fisso per stampa con ingranditore FILES (1926)
Elmar 50mm f/3,5 con diaframma ad iride per stampa con ingranditore FILOY (1927)
Elmar 50mm f/3,5 VAROB con anello VALAU per stampa con ingranditore VALOY I (1932)
Elmar 50mm f/3,5 DOOIT  per stampa, montatura speciale (1949) per Valoy I, Focomat I, Ia, Ib, Ic, II, IIa
Elmar 50mm f/3,5 a baionetta per stampa su Valoy II con adattatore 17671
Elmar 50mm f/3,5 DOOGS “repro-Elmar” per riproduzione

Primi esemplari senza blocco di infinito
diverse varianti nella foggia del pulsante di sblocco
368.852 pz. a vite + 13.198 pz. a baionetta M

Economico da produrre e di qualità ottica elevata, l'Elmar fu un obiettivo di grande successo, e la sua resa costante a varie coniugate permise di adattarlo, come appena visto, alle applicazioni più disparate: foto generica, stampa, riproduzione, macro spinta, proiezione... In pratica, acquistando un Elmar, il possessore disponeva di un obiettivo-sistema buono per qualsiasi evenienza. A parte il nuovo calcolo ottico subentrato a partire dalla matricola 905.000, l'Elmar fu inizialmente oggetto di alcuni "aggiustamenti" mai perfettamente documentati: dopo il passaggio dalla configurazione Anastigmat-Elmax al quattro lenti tipo Tessar (grazie al vetro introdotto da Goerz nel 1925), l'obiettivo subì quasi subito almeno una (sia pur lieve) computazione, quando l'azienda berlinese confluì nella Zeiss Ikon che soppresse il suo catalogo di vetri ottici in favore di quello della consociata Schott; la Schott fornì alla Leitz un vetro non perfettamente identico al precedente, richiedendo quindi una revisione dello schema. E' noto che, quando la Zeiss brevettò nuovamente il Tessar, era già attivo il brevetto dell'Elmar (richiesto ed ottenuto dopo la scadenza del primo brevetto di Rudolph), ma la Leitz non fece opposizione, ottenendo da questo palese "do ut des" la garanzia per la futura fornitura dei necessari vetri ottici.

E' noto che l'Elmar, nella classica montatura collassabile per corpo Leica, non può essere adattato in alcun modo a corpi macchina reflex, magari modernissimi, per via del tiraggio aggiunto dal cannotto rientrante: in realtà il nocciolo ottico, con le sue quote, consentirebbe l'applicazione ma è montato a sbalzo sul cannotto stesso per compensare il corto tiraggio del corpo originale (28,8mm); fortunatamente, fra la fine degli anni '40 e l'inizio degli anni '50, la Casa produsse due versioni dell'Elmar 50mm f/3,5 in montatura speciale per stampa (DOOIT) e riproduzione (DOOGS); questi obiettivi, praticamente identici, presentano il nocciolo ottico applicato a filo della montatura LTM posteriore, ed il tiraggio teorico ad infinito di questi obiettivi è di 44mm, il che consente di applicarli ed utilizzarli a grande distanza, ad esempio, con un attuale corpo Canon EOS digitale full-frame, beneficiando della visione reflex TTL e della messa a fuoco in live-view: proprio sfruttando queste prerogative ho imbastito la breve prova sul campo che vedremo in seguito.

 


L'Elmar 5cm f/3,5 DOOGS, nato per la riproduzione: è evidente come il nocciolo ottico sia molto arretrato, col doppietto posteriore a filo di montatura, il che configura un tiraggio "ad infinito" compatibile con i corpi reflex caratterizzati da un tiraggio ridotto (Come Canon FD e Canon EOS); quest'obiettivo, proveniente dalla Germania, è stato smontato, ripulito e completamente revisionato per me dall'amico Sandro Presta, celebre conoisseur del mondo fotografico, che ha eseguito un'eccellente prassi, riportando l'obiettivo all'originale efficienza operativa: grazie Sandro!


l'Elmar-DOOGS pronto per il servizio su Canon EOS grazie ad uno step 39x1mm - 42x1mm e ad un raccordo 42x1mm - EOS; questa configurazione, applicata ad una EOS 5D mk II, mi ha permesso di effettuare riprese video in full-HD 1080p, con un vero balzo cronologico ed il relativo tuffo al cuore emotivo... Fra l'altro la sua matricola è appena sotto a 900.000, quindi è uno degli ultimi prodotti prima della riprogettazione "numeri rossi" e la sua resa ottica fa fede per il comportamento degli Elmar più anziani.

 




Elmar 50mm f/2,8 :

Elmar 50mm f/2,8 LTM finitura Cromo collassabile con diaframmi a scatto e lenti n° 1 e 4 in vetro LaK9 all’ossido di Lantanio; incisioni frontali: “Ernst Leitz GmbH Wetzlar Elmar  f= 5cm 1:2,8” (1957-62) ELMOO
Elmar 50mm f/2,8 come sopra con incisioni frontali: “Leitz Wetzlar Elmar 1:2,8 / 50” (1959)
Elmar 50mm f/2,8 con incisioni frontali “Ernst Leitz  GmbH Wetzlar Elmar f = 5cm 1:2,8” per Leica IIIG fornita alle Forze Armate svedesi, con incisione delle tre corone sul barilotto (1958)
Elmar 50mm f/2,8 a baionetta M con scala distanze singola ed incisioni frontali: “Ernst Leitz GmbH Wetzlar Elmar  f= 5cm 1:2,8” (1957-59) ELMOOM/11112
Elmar 50mm f/2,8 come sopra con incisioni frontali: “Leitz Wetzlar Elmar 1:2,8 / 50” (1959-65)
Elmar 50mm f/2,8 come sopra con doppia scala distanze (1965-1974)
Elmar 50mm f/2,8 M a baionetta M otticamente ricalcolato per la Leica celebrativa M6J, finitura in Cromo con ghiera anteriore satinata Cromo e dati incisi di colore nero - 1640 pz. (1994)
Elmar 50mm f/2,8 M come sopra: modello in normale produzione, finitura in Cromo con ghiera anteriore rifinita in nero e dati incisi di colore bianco (1995)11823
Elmar 50mm f/2,8 M come sopra con finitura in nero – 11831

esiste un prototipo (mat. 0000754) in montatura rigida
è noto un prototipo di Elmar-M 50mm f/2,8 in finitura titanio con matricola 3.668.143
38.757 pz. a baionetta + 27.357 pz. a vite

Dall'evoluzione dei vetri ottici portata avanti nella genesi del Summicron (con la progettazione e l'adozione del vetro all'ossido di Lantanio LaK9) beneficerà anche l'ormai stagionato Elmar: la nuova versione del 1957 utilizza proprio due elementi in vetro LaK9 (il primo ed il quarto), anche se l'importante implemento servì più ad incrementare l'apertura ad f/2,8 che a migliorare le già valide prestazioni del predecessore.

Nel 1994, per il modello celebrativo Leica M6J, venne calcolata ex-novo una versione moderna ed ormai insperata di quest'obiettivo, caratterizzata da una montatura di messa a fuoco non rotante, da una lente anteriore di grande diametro per contrastare la vignettatura, da antiriflessi moderni e dall'adozione, per l'elemento frontale, di un vetro Dense Flint al Lantanio di progettazione esclusiva Leitz, il tipo 808452, caratterizzato da altissima rifrazione (superiore ad 1,8) e dispersione relativamente ridotta (numero di Abbe 45,2); tale obiettivo, messo in regolare produzione nel 1995 (acquistai uno dei primi esemplari, pagandolo all'epoca ben più di un Summicron 50mm f/2...), garantisce prestazioni di rilievo, decisamente superiori a quelle del modello precedente soprattutto per contrasto, brillantezza cromatica e profondità delle ombre.



Una montatura dichiaratamente retrò a fasciare un nocciolo ottico tipicamente Elmar, rivisto alla luce delle più recenti tecnologie: quale fossile vivente può essere più affascinante per un appassionato Leica?


Una versione prototipica in finitura Titanio; notare la matricola convenzionale.

(picture: Westlicht Photographica Auction - Wien)

Hektor 50mm f/2,5 :

Hektor 50mm f/2,5 in montatura fissa finitura Nickel su Leica I – A (1930) HEKTOR
Hektor 50mm f/2,5 in montatura fissa placcato Oro satinato su Leica Luxus (1930-31)
Hektor 50mm f/2,5 LTM finitura Nickel non standardizzato su Leica 1 – C (1930)
Hektor 50mm f/2,5 LTM finitura Nickel standardizzato (1931) HEKTOR
Hektor 50mm f/2,5 LTM finitura Nickel accoppiato su Leica II - D (1932) HEKTORCUP
Hektor 50mm f/2,5 LTM finitura Nickel accoppiato con infinito ad ore 7 (1932)
Hektor 50mm f/2,5 come sopra con finitura in Cromo (1933) HEKTORCHROM

dal 1936 solo cromato  con codice HEKTO
Primi esemplari senza blocco di infinito
diverse varianti nella foggia del pulsante di sblocco
1.330 pz. in montatura fissa + 9.646 pz. a vite
a catalogo fino a 1939; prodotto su ordinazione dal 1938 al 1948 (79 pz.)

Obiettivo luminoso concepito da Berek in alternativa all'Elmar f/3,5 e subordinato alla massima riduzione delle superfici aria-vetro (prassi comune all'epoca); in una celebre intervista rilasciata poco prima della morte, Max Berek affermò che sarebbe stato possibile equipaggiare le Leica con un obiettivo f/2 fin dai primi tempi, ma l'ipotesi venne scartata perchè gli utenti poco accorti lavoravano spesso a piena apertura, e la profondità di campo ad f/2 sarebbe stata così ridotta che ogni minimo errore nella messa a fuoco (ipotesi tutt'altro che remota ai tempi delle Leica prive di telemetro accoppiato) avrebbe compromesso la nitidezza della presa, e con essa la fama che la piccola fotocamera era in procinto di costruirsi. Gli schemi che seguono dimostrano che Berek non celiava: si tratta di due prototipi Hektor con luminosità f/2 e addirittura f/1,3 (anche se il T= effettivo, con 8 passaggi ad aria ed assenza di antiriflesso, sarebbe stato leggermente inferiore), calcolati nel 1931; il modello più luminoso risente chiaramente delle "suggestioni" mutuate dal celebre Ernostar di Ludwig Bertele.

 

 

Summar 50mm f/2 :

Summar 50mm f/2 LTM finitura in Nickel montatura rigida rotante (1933) SUMAR
Summar 50mm f/2 LTM finitura in Nickel collassabile, non rotante per filtri Agfa con marker ad f/2,9 e tacca di accoppiamento (1934) SUMUS
Summar 50mm f/2 come sopra con marker ad f/2,9 ma privo di tacca di accoppiamento
Summar 50mm f/2 come sopra ma privo anche di marker per filtro Agfa ad f/2,9

la versione SUMUS è stata disponibile nelle seguenti finiture:

Nickel con ghiera anteriore nera
Nickel con ghiera anteriore Nickel
Cromo con ghiera anteriore Cromo
alcuni esemplari trattati antiriflesso in fabbrica
fino al Luglio 1934 era possibile convertire in fabbrica il SUMAR in SUMUS

prodotto dal 1933 al 1940 – 122.860 pz. SUMUS + 2.000 pz. circa SUMAR

Il primo obiettivo Leitz di luminosità f/2, introdotto nel 1933 per contrastare (con qualche affanno, in verità) i Sonnar della Zeiss Ikon Contax; l'obiettivo, con due passaggi ad aria in più rispetto al Sonnar, soffriva di un certo flare di controluce che gli ha mutuato una triste fama, sicuramente immeritata; l'elevata luminosità ha attratto molti clienti e la produzione arrivò a quasi 125.000 pezzi, dei quali solo 2.000 in versione SUMAR rigida, oggi molto ricercata.

 

50mm f/2 Tropen-Summar

Tropen-Summar 50mm f/2 LTM finitura Cromo collassabile (1938)

ottica sperimentale con schema simile al futuro Summitar – forse solo 100 pz. prodotti

Obiettivo che viene indicato come un esperimento teso a produrre un obiettivo resistente alle insidie dei paesi tropicali (umidità, muffe, funghi fra le lenti); prodotto in tiratura limitatissima nel 1938, presenta uno schema evoluto rispetto al Summar classico, con la lente frontale sdoppiata in un doppietto collato; in realtà si tratta di un vicolo cieco evolutivo, dal momento che - come vedremo - Berek aveva già progettato le basi del futuro Summitar, otticamente differente, ed il nuovo elemento anteriore del Tropen-Summar, con diametro analogo a quello del modello standard, probabilmente non contrastata uno dei classici difetti di questo 50mm f/2: la vignettatura alle massime aperture, molto evidente con i nuovi e contrastatissimi film a colori Kodachrome.

 

Come anticipato, già nel 1936 Berek aveva posto le basi di un obiettivo 50mm f/2 evoluto ed in grado di soppiantare il Summar; ecco lo schema ed i parametri ottici del progetto originale: la sezione è molto simile a quella del Summitar lanciato nel 1939, escludendo il menisco anteposto al diaframma che risulta monolitico e non composto da due elementi collati; in particolare, è già presente il caratteristico elemento anteriore costituito da due lenti collate con raggio di curvatura fortemente negativo e caratterizzato da un diametro decisamente superiore alla lente frontale del Summar, una caratteristica che consente un'illuminazione periferica apprezzabilmente migliore.



50mm f/2 Summitar

Summitar 50mm f/2 LTM finitura Cromo collassabile diaframma arrotondato (1939) SOORE
Summitar 50mm f/2 LTM finitura Cromo collassabile diaframma esagonale
Summitar 50mm f/2 LTM trattato antiriflessi da mat. 587.601 (11/1945)
Summitar 50mm f/2 LTM con scala diaframmi internazionale 2-16 da mat. 611.000 (1946)
Summitar 50mm f/2 LTM Summitar * (star) collassabile prototipo con schema Summicron, vetri al Torio antecedenti al tipo LaK9 ed aperture fino ad f/22 da mat. 812.242 a mat. 812.320 (1950)
Summitar 50mm f/2 Summitar * (star) come sopra in montatura rigida e matricola 937.471 con incisione “Betriebsk WA” (Werbeabteilung) per uso interno (fine 1951)

nella produzione la ghiera con punto di fede per il diaframma fu dapprima liscia e poi godronata con due finiture diverse, in tempi successivi
prodotto fino al 1953, disponibile fino al 1955
170.761 pz. a vite

Il Summitar 5cm f/2 fu evoluto dal Summar sdoppiando l'elemento anteriore ed aumentandone il diametro; i maggiori benefici sono rilevabili nell'uniformità di illuminazione ma i modelli postbellici, trattati antiriflesso, riescono finalmente a tirare fuori il vero potenziale di questi progetti e forniscono prestazioni di stampo moderno.

 

Una Leica IIIC k laccata grigia con otturatore su sfere del tempo di guerra equipaggiata con un Summitar SOORE 50mm f/2 non trattato antiriflessi.

 

Introducendo il mitico Summicron 5cm f/2, premetto che ho sviluppato molto questo argomento, cercando di fare chiarezza su molti lati oscuri della sua travagliata genesi, con particolare riguardo alla casistica di obiettivi risultati leggermente radioattivi; lo schema basilare del Summicron, frutto dell'azione sinergica di
Kleinberger e Zimermann, venne coperto da brevetto americano, come indicato da questo accenno proveniente da una brochure d'epoca, al quale ho aggiunto l'intestazione del brevetto stesso.

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Il primo punto da sottolineare è che l'adozione di vetri "radioattivi" all'ossido di Torio è previsto ed anzi esplicitamente dichiarato nei claims del progetto originale, e questo non è in antitesi con l'ingente documentazione tecnica che descrive il Summicron 5cm f/2 come il primo ad avvalersi di uno speciale vetro Krown al Lantanio privo di Torio radioattivo: tale vetro, progettato da Broemer e Meinert nella vetreria di Wetzlar (ed in seguito concesso in licenza alle vetrerie tedesche col nome di LaK9) non fu effettivamente disponibile (e solo in quantità esigue, in lotti ancora "sperimentali" prodotti direttamente a Wetzlar) che alla fine del 1952, mentre i celebri Summitar * (star), già dotati di nocciolo ottico tipo Summicron, vennero prodotti nel 1950 e già alla fine del 1951 vennero assemblati i primi Summicron in montatura non cammuffata... Entrambi questi modelli utilizzano ancora un vetro al Torio di origine Kodak !



Il progetto originale del Summicron 5cm f/2 prevede non soltanto il doppietto anteposto al diaframma collato anzichè spaziato ad aria (come nel modello definitivo) ma utilizza ben quattro lenti in vetro all'ossido di Torio (la prima, la terza, la sesta e la settima), la cui radioattività è dichiarata apertamente, al punto che uno dei propositi messi in campo è quello di proteggere il film dal "fogging" da radiazioni applicando all'interno dei nuovi corpi macchina una lastra di vetro Flint al Piombo, in grado di schermare le radiazioni.

L'impiego degli ossidi delle Terre Tare venne sperimentato per la prima volta dai tecnici Kodak negli anni '30, e l'ossido di Torio risultò un materiale molto favorevole, in grado di elevare l'indice di rifrazione senza aumentare la dispersione e senza pregiudicare le caratteristiche ottiche del vetro durante la fusione: in queste fasi pionieristiche la problematica legata alle eventuali radiazioni era decisamente secondaria; uno dei primi e più famosi gruppi di obiettivi per i quali fu adottato l'ossido di Torio è costituito dai Kodak Aero-Ektar per fotografia aerea in condizioni di luce sfavorevole: lo schema che segue si riferisce al progetto che sfocerà nell'Aero-Ektar 7" (178mm) f/2,5.


Come si può notare, la quinta e sesta lente adotta vetri con una relazione n/v straordinaria per l'epoca ed ottenuta ANCHE grazie all'impiego di ossido di Torio; nel riquadro è presente la composizione del vetro utilizzato nella quinta lente, ed in effetti l'ossido di Torio è presente in misura del 12% in peso sul totale.
E' molto interessante notare che tale materiale, progettato nel lontano 1939, utilizzava già ingenti quantità di ossido di Lantanio (28%) assieme ad ossido di Tantalio e Tungsteno, tre materiali molto utilizzati nei vetri attuali (anche i più moderni) proprio in sostituzione del Torio... Non è quindi vero che il Lantanio sia subentrato in sostituzione dei materiali radioattivi: in realtà, l'ossido di Torio non serviva tanto per ottenere l'alta rifrazione/bassa dispersione desiderata (per la quale bastavano gli ossidi di Tantalio, Lantanio, Tungsteno, Niobio ed altri elementi NON radioattivi) quanto per garantire al vetro - durante e dopo la fusione - le desiderate caratteristiche ottiche (trasparenza, omogeneità, monorifrangenza, etc.).
Tutto questo per mera esigenza di veridicità storica!



Va detto che in questo interregno fra la fine degli anni '40 e l'avvento in produzione dei nuovi vetri Thorium-free i progettisti scalpitavano e nella prospettiva di nuovi, ambiziosi progetti non si facevano scrupolo di utilizzare i vetri al Torio, gli unici - al momento - in grado di garantire le caratteristiche volute; è il caso, ad esempio, del celebre Voigtlaender Nokton 50mm f/1,5 per Prominent, progettato da Tronnier nel 1949 (brevetto svizzero consegnato nel Gennaio 1950) facendo uso di due vetri ad alta rifrazione/bassa dispersione (indicati nello schema dalle frecce di colore rosso) confezionati con ossido di Torio; peraltro, la "radioattività" del Nokton è nota e confermata da tempo.

Il Summicron ha visto la luce proprio nella delicatissima fase di passaggio dal vetri con ossido di Torio alla prima versione confezionata solamente con ossido di Lantanio, ed ho riassunto i vari passaggi nello schema che segue.


Alla luce di quanto sopra, è normale che i Summitar * (star) del 1950 ed i Summicron preserie con matricola 92x.xxx del 1951 presentino il classico ingiallimento metamittico delle lenti e risultino leggermente attivi al dosimetro: per la loro confezione è stata utilizzata la formula originale di Kleinberger e Zimermann ed il vetro al Torio di origine Kodak; viceversa, i primissimi Summicron definitivi (matricola 993.000 - 1.030.000 circa) adottano già lo schema definitivo (rivisto al computer) con due doppietti anteriori spaziati ad aria e l'adozione di quattro lenti in vetro LaK9 (le stesse con vetro al Torio dei modelli precedenti), tuttavia si tratta di lotti di vetro "sperimentali", realizzati a Wetzlar nella vetreria della Casa, e le colate risultarono in varia misura contaminate da piccole quantità di ossidi radioattivi, quindi c'è una casistica "random" di esemplari appartenenti a questi lotti di matricole che presentano a loro volta le lenti ingiallite ed una blanda radioattività (comunque minima e non pericolosa).



Due esemplari di Summicron 5cm f/2 collassabile SOOIC che presentano il tipico ingiallimento delle lenti, un "marker" dei vetri al Torio: mentre il Summicron mat. 921.539 è stato prodotto all'origine con vetri al Torio, il modello mat. 1.020.279 (fine del 1952) rientra già nelle specifiche evolute e definitive per la produzione di massa, ed utilizza vetro al Lantanio; probabilmente la contaminazione fu in questo caso accidentale, un problema risolto nella produzione di serie a partire dal 1953 appaltando il vetro all'esterno.

Ecco gli schemi ottici del Summitar * (star) e dei vari modelli Summicron con le relative varianti statistiche.

 



(questo schema vale anche per il Summitar * del 1950)








 

50mm f/2 Summicron

Summicron 50mm f/2 LTM collassabile finitura Cromo con vetri al Torio mat. 920.001 – 922.072 (1951)
Summicron 50mm f/2 LTM collassabile finitura Cromo ricalcolato con vetri LaK9 autarchici – da mat. 993.025 (1952)
Summicron 50mm f/2 LTM collassabile finitura Cromo con vetri LaK9 esterni (1953) SOOIC
Summicron 50mm f/2 a baionetta M collassabile finitura Cromo (1954-57) SOOIC/1116
Summicron 50mm f/2 a baionetta M e otturatore Compur detto “Summicron Compur” (1954)
Summicron 50mm f/2 a baionetta M in montatura rigida, schema rivisto da Mandler, scala delle distanze singola e finitura Cromo (1956) SOSIC/11818
Summicron 50mm f/2 come sopra in finitura nera (1957)
Summicron 50mm f/2 a baionetta M in montatura rigida, schema rivisto da Mandler e finitura Cromo con godronature più grandi e doppia scala distanze (1960)
Summicron 50mm f/2 come sopra in finitura nera; ghiera anodizzata anziché laccata (1961)
Summicron 50mm f/2 a baionetta M in montatura rigida, schema rivisto da Madler e finitura Cromo  per brevi distanze (0,48m) con occhiali SPDOO/11322 e scala riproduzione (1956) SOMNI/11918
Summicron 50mm f/2 come sopra senza scala riproduzione
Summicron 50mm f/2 come sopra in finitura nera
Summicron 50mm f/2 LTM in montatura rigida, schema rivisto da Mandler e montatura Cromo (1960-63) SOSTA
Summicron 50mm f/2 a baionetta M schema a 6 lenti in 5 gruppi, finitura nera e ghiera a godronature alternate (1968-1979) 11817
Summicron 50mm f/2 come sopra con ghiera a rilievi lineari (1970)
Summicron 50mm f/2 a baionetta M con schema 6 lenti in 4 gruppi e finitura nera (1979) 11819
Summicron 50mm f/2 come sopra con finitura satinata Cromo (1992) 11825
Summicron 50mm f/2 LTM schema 6 lenti in 4 gruppi finitura satinato cromo paraluce telescopico 1000 pz. circa (2000) 11619
Summicron 50mm f/2 a baionetta M schema 6 lenti 4 gruppi finitura nera paraluce telescopico (1994) 11826
Summicron 50mm f/2 come sopra finitura satinato Cromo (1994)11816

modelli made in Canada 1970-1979 circa con presa di forza per messa a fuoco convessa e dentata e dicitura Leitz Lens Made in Canada”; modelli successivi fino al trasferimento a Solms equipaggiati con leva di messa a fuoco concava senza dentellature e semplice dicitura “Leitz”; con il trasferimento a Solms le ottiche 11819 divennero made in Garmany

numerose versioni commemorative, da “Colombo” a “Rooster – anno del gallo” al 25° anniversario LHSA alla “50 years edition” con montatura rètro.

un Summicron a 7 lenti fu imbarcato a metà anni ’60 sulla sonda orbitale Surveyor
un esemplare a 6 lenti del 1970 fu realizzato in montatura cromata (mat. 2407693)
esistono esemplari “dummy” dei modelli prodotti dal 1956 al 1979

produzioni note: 57.980 pz. SOOIC a vite – 1.160 pz. SOSTA a vite - 57.702 pz. 11118 a baionetta – 63.055 pz. circa SOSIC a baionetta – 55.145 pz. circa SOMNI a baionetta

L'obiettivo Summicron originale a 7 lenti migliorò le prestazioni dei predecessori per quanto riguarda la correzione cromatica e la nitidezza, specie ai bordi, per la quale stabilì nuovi standard; tale miglioramento fu ottenuto sia adottando il vetro laK9 ad alta rifrazione/bassa dispersione sia utilizzando due spaziature ad aria nei doppietti anteriori, che permettevano nuove variabili di correzione assenti nel Summitar; la ricerca di vetri ad alta rifrazione/bassa dispersione continuò anche successivamente, e la seconda versione del 1969, a 6 lenti in 5 gruppi, utilizza un altro vetro Flint al Lantanio molto avanzato di progettazione Leitz, il tipo LaF2, prassi mantenuta nel terzo tipo a 6 lenti in 4 gruppi (la configurazione attuale) con l'adozione di lenti i vetro di origine Leitz LaFN21 ed LaF3.



La composizione del vetro Leitz 694545 (poi noto come LaK9) esclude l'ossido di Torio e prevede solamente l'ossido di Lantanio, presente in quantità molto elevata (46,6% in peso); la funzione di "vincolo" per evitare degenerazioni della pasta vetrosa è garantita da ossidi di elementi bivalenti (Ca - Mg), che prendono quindi il posto dell'ossido di Torio.

Questo schema evidenzia i progressi messi in atto passando dal Summar 5cm f/2 del 1933 al Summitar 5cm f/2 al Summicron 5cm f/2: il grande diametro del doppietto anteriore garantiva al Summitar un diametro più favorevole per la pupilla periferica, garantendo una vignettatura ridotta, mentre il Summicron si avvale, come detto, di lenti ad aria e di vetri innovativi per garantire una nitidezza di caratura superiore. (sketches: Leitz Wetzlar)

Questo schema, divulgato agli esordi del Summicron, sottolinea la grande enfasi che venne sempre posta nel sottolineare la presenza di un nuovo vetro al Lantanio; si può dire che l'advertising Leitz abbia "sdoganato" questo astruso elemento chimico, facendolo entrare nel lessico di tutti i giorni!


Un Summicron SOSIC in finitura nera del 1964
(picture: Westlicht Photographica Auction - Wien)

Un Summicron 11819 made in Canada su Leica M5


L'immediata fama ed il grande battage pubblicitario che accompagnarono l'avvento del Summicron 5cm f/2 ebbe effetti inusitati anche oltre cortina; infatti, i tecnici del GOI di Leningrado, l'Istituto ottico statale presso il quale venivano calcolati tutti gli obiettivi sovietici e poi delegati ai vari Zavod per la produzione, disinteressandosi completamente del relativo brevetto in corso di validità approntarono autentici cloni del Summicron, rimasti peraltro a livello di prototipo o poco più, obiettivi il cui schema ottico è praticamente identico a quello del Summicron e che ho goliardicamente ribattezzato "Summicronskij"...

Si tratta addirittura di due serie di obiettivi, ciascuna delle quali composta da un 52mm f/2 per uso fotografico e dal corrispettivo cinematografico da 20mm f/2,5: la prima serie, con obiettivi denominati Orkideja-1 ed Orkideja-2, segue pedissequamente lo schema del brevetto e la scelta di vetri all'ossido di Torio, indicati da una misteriosa sigla N569; la seconda serie, con obiettivi nominati Merkurij-1 52mm f/2 e Merkurij-2 20mm f/2,5, costituisce una soluzione "economica" che mantiene lo schema originale di Kleinberger e Zimermann ma fa a meno del costoso e complesso vetro al Torio, sostituito dal vetro sovietico TK-21, un Dense Krown con indice di rifrazione nD= 1,6569 e dispersione vD= 51,12, corrispondente allo Schott SSKN5. Ecco le immagini di questi obiettivi con gli schemi ottici, la scelta di vetri ed i diagrammi della risoluzione; da questi ultimi si può evincere che i modelli Orkideja, plasmati sul Summicron originale anche per quanto riguarda il vetro speciale, presentano una risoluzione ai bordi più alta ed uniforme rispetto alle "seconde scelte" Merkurij.


Il logo del GOI, dove questi "Summicronskij" sono stati concepiti (si fa per dire...)

50mm f/2 Elcan

Elcan 50mm f/2  a baionetta M finitura nera schema a 4 lenti progetto n° 276 di Edwards, Mandler e Wagner, prodotto da Leitz Canada su commessa militare statunitense per la Leica KE-7 A (72-74)
esiste un prototipo in montatura collassabile denominato C276 1:2/50 con matricola 0001168

500 pz. circa in attacco a baionetta

Una variante semplificata del classico 50mm f/2 anni '70 è rappresentata dal Leitz ELCAN 50mm f/2, un obiettivo destinato ad equipaggiare una Leica a telemetro militare, commissionata dall'Esercito statunitense e denominata KE-7A; come raccontato dallo stesso Mandler, le specifiche militari richiedevano una qualità d'immagine inferiore a quella garantita dal coevo Summicron-M 50mm f/2 tipo 11817, e per ottenere un risparmio sui costi venne riesumato un progetto di alcuni anni prima che comprendeva anche un 50mm f/2 composto da appena quattro lenti, prive di superfici di incollaggio: un obiettivo facile da costruire e non soggetto ad eventuali scollature causate dall'impiego rude. Quest'obiettivo non rinunciava comunque a vetri sofisticati: la lente anteriore era realizzata in LaK9, il secondo elemento utilizzava un vetro di formulazione esclusiva Leitz (672460), il terzo era ad alta rifrazione ed il quarto impiegava un vetro Flint al lantanio. I pezzi prodotti eccedettero la commessa ed alcuni kit furono venduti sul mercato civile.

50mm f/2,5 Summarit

Summarit 50mm f/2,5 a baionetta M finitura nera con codice a 6 bit (2007)

Normale appartenente ad una serie di obiettivi di nuova generazione con luminosità contenuta ad f/2,5 e prezzo più abbordabile, costruiti in appalto per garantire un elevato value for money e proprio per questo inspiegabilmente snobbati dai potenziali clienti.

La notevole compattezza del nuovo Summarit-M 50mm f/2,5 è evidente se lo confrontiamo con il Summicron-M 50mm f/2 tipo 11816-11826, obiettivo già adeguatamente miniaturizzato; le dimensioni del Summarit lo mettono in competizione diretta anche con l'Elmar-M 50mm f/2,8 collassabile.(pictures: Leica Camera AG)

Accanto a questa rinomata gamma di normali con luminosità "standard" la Leitz ha proposto fin da metà anni '30 alternative molto luminose, i famosi "giganti di luce" ampiamente reclamizzati nelle brochure dell'epoca; in effetti la Leitz si trovò in affanno quando la Zeiss Ikon di Dresder equipaggiò le sue nuovissime Contax a telemetro con due 50mm basati sul geniale schema tipo Sonnar di Ludwig Bertele, una formulazione brevettata che consentiva di ottenere la stessa risoluzione dei tipo Gauss anche in configurazione superluminosa pur utilizzando solamente 6 passaggi aria-vetro, una caratteristica che - in tempi di obiettivi non trattati antiriflesso - consentiva una superiore brillantezza (donde il nome Sonnar, cioè solare); in particolare, il Sonnar 50mm f/1,5 fu come una coltellata al fianco che mise la Leitz in un certo imbarazzo, dal momento che lo schema Sonnar non era ovviamente replicabile ed il tipo Gauss alternativo - con simili luminosità - richiedeva l'adozione di due lenti posteriori spaziate (la sesta e la settima), come avviene anche nei 50mm luminosi moderni, e questo tipo di configurazione era già stata brevettata da W. H. Lee per conto della Capella, una società inglese specializzata in progettazione ottica che aveva appaltato la gestione del brevetto alla Taylor, Taylor & Hobson; in questo contesto, nonostante Max Berek avesse già impostato calcoli indipendenti su un Gauss f/1,5 di questo tipo, la Leitz si vide obbligata a scendere a patti con la Schneider di Bad Kreuznack, a sua volta titolare per conto della T,T & H di tali tormentati brevetti sul mercato europeo, ed acquisì l'usufrutto su licenza di un 50mm f/1,5 basato su tale progetto che venne commercializzato con la denominazione tipicamente Schneider di Xenon (nome che nella tassonomia della casa di Bad Kreuznach identifica una famiglia di ottiche Gauss luminose).

Il Leitz Xenon, dopo alcuni esemplari di prova assemblati nel 1936, entrò a regime nel 1936; le patenti di riferimento sono il brevetto inglese n° 373.950 ed americano 2.019.985 e vertono sostanzialmente, come detto, sull'impiego di due lenti spaziate ad aria nella parte posteriore del Gauss; tali brevetti erano ancora in vigore anche ai tempi dell'introduzione del Summarit, nel 1949, obbligando la Casa ad indicarne gli estremi anche sui primi esemplari di questo nuovo obiettivo, sostanzialmente identico allo Xenon ma finalmente dotato di trattamento antiriflessi, una caratteristica della quale il precedente modello, con 10 passaggi ad aria, avrebbe avuto un disperato bisogno per migliorare il contrasto e combattere il flare che lo affliggeva.

50mm f/1,5 Xenon

Xenon 50mm f/1,5 LTM finitura Nickel a due ghiere zigrinate con riferimenti ad f/1,9 ed f/2,9 per i filtri Agfa ed assenza di indicazione “D.R.P.a” del brevetto (1936) XEMOO
Xenon 50mm f/1,5 come sopra ma con indicazione “D.R.P.a” sulla ghiera frontale
Xenon 50mm f/1,5 come sopra senza indicazioni per f/1,9 ed f/2,9 e finitura in Cromo
Xenon 50mm f/1,5 come sopra ma con indicazione “D.R.P” sulla ghiera frontale (inizio 1937)
Xenon 50mm f/1,5 senza indicazioni per f/1,9 ed f/2,9, tre ghiere sul barilotto ed indicazione “D.R.P” del brevetto – da mat. 376.500 circa (1937)
Xenon 50mm f/1,5 a tre ghiere con frontale nichelato maggiorato e ghiera anteriore con i dati identificativi rifinita in Cromo e in nero – per applicazioni su fluoroscopi? (1939)
Xenon 50mm f/1,5 in montatura nera priva di messa a fuoco – per proiezione? (1939)
Xenon 50mm f/1,5 in montatura fissa senza elicoide per Leica Roentgen RUXOO – messa a fuoco fissa a 37,2” (1939)

disponibile fino al 1950
i modelli destinati ai mercati britannico e statunitense, dove vigeva il brevetto originale Taylor, Taylor & Hobson concesso per l’Europa  Schneider, oltre alle diciture “D.R.P.a” o “D.R.P.” riportavano sulla ghiera frontale anche la scritta “Taylor-Hobson British Patent 373950 and U.S.Patent 2019985”
6.190 pz a vite

50mm f/1,5 Summarit

Summarit 50mm f/1,5 LTM in finitura Cromo con valori di apertura riportati sul barilotto, attacco a baionetta per paraluce ed incisione sul barilotto “Taylor, Taylor & Hobson” e “US. Pat. Nr. 2019985” (1949-51) SOOIA
Summarit 50mm f/1,5 LTM in finitura Cromo, privo di indicazioni di brevetto, con attacco anteriore filettato, valori di apertura riportati sulla ghiera di regolazione; assemblato in Canada con pezzi prodotti a Wetzlar (1952-60)
Summarit 50mm f/1,5 come sopra in attacco a baionetta M (1954-60) SOOIA-M/11120

Strettamente derivato dallo Xenon, con trattamento antiriflessi, ed ancora coperto dai brevetti inglesi 373950 – 522651 e statunitense 2019985
disponibile fino al 1960
esiste un esemplare marcato Summarit f = 5cm 1:1,4 con montatura e schema ottico Summilux SOWGE, finitura cromata e matricola 1.546.006 che è in realtà un prototipo Summilux cammuffato
39.181 pz. a vite 25,689 a baionetta

Lo schema ottico dello Xenon 50mm f/1,5 e del successivo Summarit 50mm f/1,5 corrisponde ad un classico Gauss superluminoso a 7 lenti in 5 gruppi, con due menischi collati ai lati del diaframma e due lenti singole posteriori, una configurazione molto ortodossa che troveremo quasi immutata (se escludiamo gli importanti raggi di curvatura nell'incollaggio dei doppietti presenti nei Leitz, dovuti all'assenza di moderni vetri altamente rifrattivi) in ottiche famose come il Nikkor S-Auto 50mm f/1,4 di Wakimoto. La progettazione risalente ad inizio anni '30 è penalizzante proprio per l'assenza di vetri dalle caratteristiche moderne, ed il tipo più "spinto" presente nei Leitz Xenon - Summarit è il Dense Krown SK4 utilizzato nelle 4 lenti esterne.

 


Un Summarit 50mm f/1,5 secondo tipo su Leica IIIF

 

50mm f/1,4 Summilux

Summilux 50mm f/1,4 LTM in finitura Cromo con schema simile al Summarit, progettato da Zimermann – 548 pz. fino a mat. 1.844.000 (1959-63) SOWGE
Summilux 50mm f/1,4 come sopra con attacco a baionetta finitura Cromo (1959-65) SOOME/1114
Summilux 50mm f/1,4 come sopra finitura in nero – SOOME/11113
Summilux 50mm f/1,4 ricalcolato da Mandler con ghiera di messa a fuoco a listelli paralleli, da mat. 1.844.001 con finitura in Cromo (1966-68) 11114
Summilux 50mm f/1,4 come sopra con finitura laccato nero (1966-68) 11113
Summilux 50mm f/1,4 come sopra con finitura anodizzato nero (1968-95) 11114 (SIC)
Summilux 50mm f/1,4 come sopra placcato in Oro per la Leica M 4-2 celebrativa del centenario della nascita di Oskar Barnack – 1.000 pz. (1979)
Summilux 50mm f/1,4 anodizzato nero con scritta celebrativa “ 1913.83” abbinata alla Leica M4-P che festeggia i 70 anni della Leica – 410 pz. (1983)
Summilux 50mm f/1,4 placcato in Platino per Leica M6 celebrativa “150 anni di fotografia – 75 anni di Leica” – 1.250 pz. (1989)
Summilux 50mm f/1,4 con nuova montatura e paraluce telescopico – finitura nera (1995-2003) 11868
Summilux 50mm f/1,4 come sopra con finitura in Cromo – 11856
Summilux 50mm f/1,4 come sopra con finitura Titanio – 11869

produzioni note: 548 pz. SOWGE a vite – 12.000 pz. circa SOOME a baionetta

A fine anni '50 erano disponibili nuovi vetri Flint e Krown al Lantanio che avrebbero consentito di rivedere il Summarit migliorandone le prestazioni in chiave moderna; Zimermann utilizzò proprio un nuovo vetro concepito da Broemer e Meinert nella vetreria di Wetzlar (oggi noto come LaFN21), e mantenendo la configurazione di base dello Xenon e del Summarit lo introdusse nella prima, sesta e settima lente dello schema, utilizzando anche i tipi LaKN6 ed LaF2 nei due menischi centrali; questo permise di modificare i raggi di curvatura e di ottenere un obiettivo più corretto, il primo luminoso "moderno" di Leitz concepito con vetri di ultima generazione, che entrò in produzione con l'evocativa denominazione di Summilux 50mm f/1,4; ecco la composizione chimica del vetro LaFN21, una documentazione allegata al progetto dell'obiettivo.


In questo caso le desiderate caratteristiche rifrattive/dispersive sono ottenute grazie all'impiego combinato di ossido di Lantanio ed ossido di Tantalio, mentre il "controllo" sulle proprietà fisiche della mescola finale è garantito dall'ossido di Cadmio e dall'ossido di Zirconio.

Nel frattempo Walter Mandler stava progettando un tipo Gauss innovativo, con due doppietti collati posteriori in sequenza, per affrancare finalmente la Casa dalla concezione risalente allo Xenon di Horace Lee; questo schema è uno dei monumenti dell'ottica Leitz (sarà utilizzato anche per i Summilux 75mm f/1,4 M ed 80mm f/1,4 R), adotta a piena mani moderni vetri ottici (LaF2, LaF3, LaFN21) ed entrerà in produzione nel 1961 in sostituzione del modello originale, a partire dalla matricola 1.844.001; si tratta di uno degli obiettivi più celebri, controversi e discussi del panorama Leitz, dalla resa personale ed in confondibile.



Il Summilux-M 50mm f/1,4 secondo tipo placcato Oro abbinato alla Leica M4-2 celebrativa per il centenario della nascita di Oskar Barnack; un obiettivo simile fu impiegato anche per un esemplare unico di Leica M5 placcata Oro, ordinata da un cliente e rimasta nella disponibilità della Casa.

50mm f/1,4 Summilux Asph.

Summilux 50mm f/1,4 Asph. con attacco a baionetta, codice a 6 bit, finitura nera e nuovo schema ottico con lente asferica e modulo flottante in finitura nera (2004) 11891
Summilux 50mm f/1,4 Asph. come sopra in finitura Cromo (2006) 11892
Summilux 50mm f/1,4 Asph. come sopra con finitura Titanio

L'evoluzione estrema del Summilux-M 50mm f/1,4 vide la luce nel 2004, quando entrò a regime la nuova versione progettata da Peter Karbe, che prevede 8 lenti con una superficie asferica ed un modulo posteriore flottante con movimento asolidale e controllo esclusivamente meccanico: proprio quest'ultima caratteristica è estremamente difficile e costosa da progettare ed ingegnerizzare in produzione (vedi anche i lunghi ritardi, il prezzo di listino e la produzione rigorosamente "Germany" dello Zeiss ZM Sonnar 85mm f/2, anch'esso equipaggiato con un dispositivo simile); i tecnici Leitz, alla Photokina dello stesso anno, si lasciarono sfuggire che questo implemento costituiva una delle più grandi migliorie introdotte nella storia di queste ottiche, dal momento che consentiva prestazioni di assoluto rilievo anche a distanze molto ravvicinate.



Gli schemi originali relativi al flottaggio del Summilux-M 50mm f/1,4 Asph.



Per sfruttare completamente i vantaggi legati ad un otturatore privo di vibrazioni ed all'assenza dello specchio reflex (fattori che consentivano di azzardare prese a mano libera con tempi di posa proibitivi), già alla fine degli anni '50 alla Leitz iniziarono ad ipotizzare un 50mm di luminosità ancora superiore ad f/1,4; si vocifera di un progetto per un  f/1,2 asferico (SIC) tratteggiato sommariamente da Mandler ad inizio anni '60, ma il primo obiettivo con tali caratteristiche ad entrare in produzione venne progettato a Wetzlar nel 1964 da Helmut Marx e Paul Sindel ed arrivò sul mercato nel 1966 con la denominazione Leitz Noctilux 50mm f/1,2.



50mm f/1,2 Noctilux

Noctilux 50mm f/1,2 in attacco a baionetta M con finitura nera; due superfici asferiche e vetro Leitz 900/1 (1966-75) 11820

esiste un prototipo senza nome in finitura nera e matricola 0000768
un altro prototipo cromato riporta la dicitura Noctilux 1:1,2/50 e la matricola 0000662
almeno un esemplare è stato modificato ed impiegato dalla NASA per missioni spaziali
2.000 pz. circa

Le due superfici asferiche venivano rettificate con uno strumento a controllo manuale da un singolo impiegato altamente qualificato, con una procedura molto lenta e costosa; i relativi parametri che definiscono l'andamento parabolico delle superfici asferiche sono riportati nello schema.

Elemento connotante di quest'obiettivo - e del modello f/1,0 successivo - è l'adozione di un vetro ottico dalle caratteristiche estreme, progettato nella vetreria di Wetzlar da Broemer e Meinert; questo vetro è forse il più spinto Dense Flint al Lantanio che sia mai stato regolarmente prodotto ed abbina una rifrazione superiore ad 1,9 ad un numero di Abbe maggiore di 40, ad indicare una dispersione proporzionalmente molto ridotta; in effetti il vetro contiene ben il 74,25% in peso (!) di ossido di Lantanio ed ossido di Tantalio, adottando come fluxing agents ed elementi di contenimento l'ossido di Zirconio e l'ossido di Zinco; anche le procedure di fusione, tempra, raffinazione, agitazione, raffreddamento e casting sono molto complesse; questo vetro è denominato Leitz 900/1 ed è passato alla storia come "vetro Noctilux". Nello schema sono riportati anche i dati di un'altra versione, progettata congiuntamente e denominata PKT98, che lascia qualcosa sul piano della dispersione (numero di Abbe = 35,8) per ottenere un indice di rifrazione ancora superiore (1,919).

Il Noctilux 50mm f/1,2 era massiccio e realizzato con molte parti interne in bronzo che lo resero molto pesante; alcuni esemplari presentano oggi scollature periferiche del balsamo ai doppietti collati interni (picture: Leitz Wetzlar)

Un Noctilux 50mm f/1,2 del 1966 modificato dalla NASA per l'impiego spaziale con l'applicazione di prese di forza sovradimensionate adibite al controllo di messa a fuoco ed aperture. (pictures: Christie's)

50mm f/1,0 Noctilux

Noctilux 50mm f/1,0 in attacco a baionetta M, con vetro Leitz 900/1, finitura nera, attacco filtri E58 e paraluce 12519 applicato tramite due pivots metallici – matricole da 2.740.000 circa a 2.919.656 (1976-78) 11821
Noctilux 50mm f/1,0 come sopra con attacco filtri E60 e paraluce 12539 applicato tramite pivots – matricole da 2.919.657 a 3.220.708 (1978-82)
Noctilux 50mm f/1,0 come sopra con paraluce 12544 inserito su guide rettilinee – matricole da 3.220.709 a circa 3.670.000 (1982-1994)
Noctilux 50mm f/1,0 con paraluce telescopico incorporato; baionetta a 6 bit disponibile  (1994-2008) 11822
Noctilux 50mm f/1,0 come sopra in lussuosa confezione speciale “The last 100 edition” con scatola in legno pregiato dotata di igrometro e dessiccante (2008)

viene asserito che il vetro “Noctilux” 900/1, dopo una produzione iniziale non precisata, sarebbe stato sostituito da un vetro commerciale Lanthanum Dense Flint di caratteristiche analoghe, rivedendo leggermente lo schema per adattarlo; i vetri papabili per l’operazione erano lo Schott N-LaSF31A, l’Ohara LaH58, il Sumita LaSFn17 e l’Hikari E-LaSF08 (tutti con rifrazione intorno ad 1,883 e numero di Abbe relativo alla dispersione 40,8): un denso mistero avvolge ancora questa storia.



50mm f/0,95 Noctilux Asph.

Noctilux 50mm f/0,95 Asph. in attacco a baionetta, finitura nera e nuovo schema con due superfici asferiche e gruppo flottante (2008)

Evoluzione iperbolica (per caratteristiche e prezzo) della famiglia Noctilux; come nel caso del Summilux-M 50mm f/1,4 Asph. sono presenti anche qui superfici asferiche ed un modulo flottante posteriore, elementi che giustificano parzialmente il listino.


Il Nuovo Noctilux-M 50mm f/0,95 è decisamente imponente e molto più ingombrante rispetto al già corpulento 50mm f/1,0; un limite progettuale intrinseco è legato alle massime quote consentite per il diametro del barilotto, al fine di non interferire con la visione del mirino; questo diktat non ha mai consentito di contrastare pienamente la vignettatura alla massima apertura.

Come avevo accennato precedentemente, ho potuto applicare un Elmar 50mm f/3,5, in computazione originale antecedente al tipo "numeri rossi", su una Canon EOS 5D mk II, mantenendo la messa a fuoco a grandi distanze; dal momento che mi ritengo una persona pragmatica e priva di dogmi, ho pensato di realizzare una veloce prova sul campo affiancando al vecchio Elmar (in montatura DOOGS da riproduzione) un obiettivo ben più moderno e famoso come il Summicron-R 50mm f/2 due camme per Leicaflex, rifinendo il tutto con l'attuale Canon EF 50mm f/2,5 compact-macro, ottica notoriamente molto nitida e brillante; naturalmente non mi interessava valutare sfuocato, rendering 3D e tutte le altre ineffabili delizie che turbano il sonno di molti amatori, volevo solo rendermi conto di come si posiziona ora, sul piano di fuoco, il primo obiettivo per Leica rispetto a progetti moderni o sostanzialmente ancora attuali.

Ho quindi scelto questo soggetto, focheggiando i due obiettivi Leitz applicati alla EOS 5D mk II grazie al live view su display con ingrandimento del dettaglio 10x (il Canon originale, ovviamente, era in autofocus);
ho scattato in RAW con tempi di posa compresi fra 1/4.000" ed 1/640", ottenendo files da 5.616 x 3.744 pixel che sono stati aperti in Adobe Camera Raw 5.x e lanciati in Photoshop CS4 a 16 bit/canale; non ho corretto l'immagine, nè minimizzato l'eventuale vignettatura o aggiunto qualsivoglia maschera di contrasto in tutta la catena cinematica; dalle immagini ho prelevato tre crops (corrispondenti a zone centrali, mediane e periferiche) che visualizzeremo al 100%; l'Elmar DOOGS 50mm f/3,5 ed il Summicron-R 50mm f/2 tipo 11228 sono stati provati ad f/3,5 - 4 - 5,6 - 8, mentre il Canon mi è servito solo come riscontro di massima e l'ho impiegato ad f/3,5 ed f/8. Ecco i risultati.


Analizzando queste immagini occorre considerare che questo file da 21,1 Megapixel su 24x36mm corrisponde ad una stampa di 71,3 x 47,5cm @ 200 Dpi reali, non interpolati, quindi si tratta di un test sicuramente severo per qualsiasi obiettivo (vengono generati 156 pixel per ogni mm lineare di sensore) e forse eccessivo per il vecchio Elmar 50mm f/3,5; naturalmente - al diaframma f/3,5 - il Summicron-R Leicaflex rivela un vantaggio devastante quanto a risoluzione, contrasto, profondità dei neri e pulizia dell'immagine: del resto era celebre proprio per la resa alle maggiori aperture di diaframma; in realtà, sull'asse, la risoluzione dell'Elmar non sarebbe disprezzabile ma le aberrazioni residue, l'antiriflessi e le passivazioni primitive riducono il contrasto producendo un veiling glare che penalizza la prestazione; comprensibilmente, con le procedure di postproduzione digitale, sarebbe facile ovviare a quanto sopra, fornendo l'adeguato "boost" al file prodotto dall'Elmar, ma in questo caso non è stata effettuata alcuna correzione. E' interessante notare che l'Elmar presenta una sorta di "modulazione negativa" nelle zone intermedie che appaiono leggermente inferiori a quelle più periferiche, ma è noto che molti "tipo Tessar" presentano un recupero in prossimità dei bordi; tuttavia, chiudendo ad f/8, le prestazioni di questo storico obiettivo divengono decisamente soddisfacenti, e nell'area centrale rivaleggia ad armi pari addirittura col Summicron-R, ormai penalizzato sull'asse dalla diffrazione, ed anche nelle altre zone del campo, e specialmente ai bordi, la sua resa appare più che dignitosa, soprattutto considerando il fortissimo ingrandimento di riferimento. I crop periferici dell'Elmar sono sistematicamente più scuri a causa di una percettibile vignettatura, fisiologica con una lente anteriore così ridotta e forse accentuata dalla montatura DOOGS, con nocciolo ottico fortemente incassato nella montatura; infine, le differenze di cast cromatico rilevate nelle immagini sono reali, visto che i files RAW sono stati aperti e rifiniti con identiche regolazioni di temperatura colore e tonalità di base.

L'universo degli obiettivi da 50mm per Leica a telemetro è dunque immenso ed affascinante, e ciascun modello ha scandito importanti fasi della storia e dell'evoluzione della società, diventandone esso stesso parte integrante, non più scindibile tout court; questi 50mm hanno imposto lo standard della focale "normale" per il formato 24x36mm, di volta in volta hanno additato nuovi limiti nella resa d'immagine ed insegnato a generazioni di fotografi ed appassionati a sfrondare l'inutile e a sublimare grandi immagini senza il pernicioso ausilio di  facili manipolazioni prospettiche, limitando allo scarno essenziale l'intermediazione tecnica del mezzo: grandi meriti che ne fanno tuttora un punto di riferimento, unici sopravvissuti all'estinzione di massa, ribelli impenitenti nella civiltà dello zoom.

Marco Cavina
Ringrazio affettuosamente il "compagno di merende" Pierpaolo Ghisetti per avermi lasciato fotografare alcuni pezzi della sua rinomata collezione,  il caro amico Prof. Vicent Cabo per i perfetti disegni delle sezioni ottiche, Fabrizio Pangrazi per il prezioso materiale fraternamente condiviso, Sandro Presta per avermi revisionato il 50mm Elmar DOOGS con la cura che si destina ad un figlio e tutti voi che siete giunti a questo punto restando svegli.